Purché se ne parli. E allora lo si faccia, accettando le regole del gioco. Lo spettacolino di  Blanco che distrugge la scenografia floreale del palco dell’Ariston è il tema delle prime ore dell’8 febbraio, il day after della prima serata del Festival di Sanremo. Le canzoni degli artisti in gara non hanno lasciato tracce memorabili.

E allora: onorato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, celebrato il monologo di Benigni e commentati gli interventi di Chiara Ferragni, è tutto un postare commenti e  giudizi sulla “prodezza” del “cantante” che ha animato il Capodanno di Cagliari. 

Blanco di bianco vestito ha lamentato un problema in cuffia durante la sua esibizione. Come ha reagito? Rompendo tutto e strappando le rose che lo circondavano. Cosa cantava? “L’Isola della rose”.

E cosa succede nel video ufficiale del brano, visibile su YouTube? Intorno al minuto 2,30, esattamente quello: Blanco distrugge le rose di un’aiuola realizzata dentro una stanza. Stessa azione, stesse movenze. Dal video all rassegna dlela musica italiana. “Un caso? Io non credo”, recita il motto dei complottisti. 

Comunque sia, spazio alle reazioni social. Piovute a milioni. Anche la Sardegna fa la sua parte. E declina a suo modo i meme. 

Ecco così che Blanco e Amadeus su un pavimento coperto di petali non sono altro che i protagonisti delle prove generali di Sa Ramadura per Sant’Efisio, secondo la pagina Laura Laccabadora.

La satira di Radio Limbara vira su altro, con una sfida a compiere gli stessi gesti in prossimità dei fiori di una fantomatica “Zia Maria”, pronta a rompergli addosso il manico di una scopa. 
 

Non poteva mancare anche la star di TikTok, il cagliaritano  Dany Cabras, che ha raggiujnto il successo esacerbando le manie della “mamma”: è lei “la scema” che interviene, scopa in mano, per ovviare ai disastri combinati dal ragazzo Blanco. 

Purché se ne parli, appunto. Come con Bugo e Morghan. E come quando Brian Molko dei Placebo ruppe la chitarra, alla fine di Special K, indignando la presentatrice di allora, Raffaella Carrà: era il 2001. Cose del genere, e di peggio, si facevano già da 40 anni.  
(Unioneonline/E.Fr.)

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