"Cara Unione,

c'è un treno dei desideri che, nei miei pensieri, all'incontrario va.

Per chi frequenta la tratta Cagliari - Isili, a bordo dei treni, questa vecchia canzone è sempre attuale. Infatti, mentre sulla maggior parte delle tratte ferroviarie secondarie sarde sono arrivati treni nuovissimi, belli e svizzeri, sulla tratta meridionale si viaggia romanticamente ancora a bordo delle carrozze degli anni 50.

Gli stessi odori, colori, ricordi, ritardi. Littorine sopravvissute a migliaia di chilometri e che, a settant'anni, hanno tutto il diritto di essere stanche di viaggiare. Il desiderio di chi viaggia, al contrario, consiste nel diritto di arrivare in orario al lavoro.

Sto cercando di mettere molto zucchero su un caffè che in realtà è abbastanza amaro, perché riguarda un sistema ferroviario che da anni invoca un cambiamento, ma che piano piano si è abituato alla mediocrità, al punto che sia viaggiatori che dipendenti sopportiamo con spirituale rassegnazione ritardi e scomodità. E l'abitudine, si sa, gioca brutti scherzi: a volte capita di vedere dei passeggeri salire sul treno, ma che in realtà vorrebbero andare nella direzione opposta. Questo succede perché la destinazione non è scritta da nessuna parte, né sul treno né in stazione, ed essendo i mezzi bidirezionali è impossibile capire la direzione del tragitto se non la si chiede a qualcuno.

Ci sarebbero altri esempi, ma mi piace riportare solo questo, perché sembra la metafora di un servizio di trasporto che non sa dove andare, se romanticamente indietro, ai tempi in cui gli spostamenti in Sardegna erano impossibili per la mancanza di mezzi e strutture, o se avanti.

Si dirà che mancano finanziamenti, i tempi sono lunghi, eccetera. Ma forse basterebbe un po' di buon senso e un altro tipo di comunicazione per risolvere la maggior parte dei problemi e per risaldare un minimo di fiducia tra cittadinanza e istituzioni.

Per il resto servirebbe un'inchiesta per capire bene come stanno realmente le cose.

Buon viaggio".

Carlo Cotza - Cagliari

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