Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore sulla Giornata della Memoria e la "perdita della memoria collettiva".

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Ogni 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria, con al centro il ricordo di Anna Frank, lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento e anche tutta la serie di efferati scontri che si ebbero a nord della Linea Gotica dopo i fatti dell'8 settembre 1943, con la formazione della sciagurata Repubblica Sociale Italiana di Salò, dove, lo si ricordi, italiani fedeli al regime e nazisti mandarono coattivamente molti nostri connazionali negli stessi campi di concentramento in Germania.

Cosa rimane oggi di quel periodo nelle menti dell'italiano medio? Osservare la "perdita della memoria collettiva" risulta frustrante, ma non solo. La Storia è una grande e brutta bestia: non parteggia per nessuno, si limita a raccontare i fatti, ma nel nostro Belpaese si evidenzia quanto la mentalità vigente durante il Ventennio sia rimasta immutabile, se non peggiorata. Eppure Benito Mussolini ebbe paradossalmente un merito: chiarì subito quale direzione razzista il fascismo si apprestava a imprimere ad un'Italia che ancora risentiva delle sofferenze patite durante il primo conflitto mondiale. Dirigendo "Il Popolo d'Italia", il dittatore, dopo aver fondato a Milano i Fasci di Combattimento divenuti in seguito il Partito Nazionale Fascista, esercitò un'azione autoritaria con, giova ripeterlo, la determinazione razzista al centro del programma.

Noi italiani abbiamo avuto sempre un "nemico" sul quale riversare il nostro disprezzo: durante il Ventennio furono le cosiddette "plutocrazie occidentali", fino ad arrivare oggi alla complessa situazione degli stranieri, i quali, si badi bene, costituiscono il problema fondante di tutta l'Europa. Non molti forse sanno quanto la percentuale di stranieri presenti in Italia, in rapporto alla popolazione, sia la più bassa del vecchio continente.

Ed il razzismo, fintamente uscito dalla porta per decenni, rientra dalla finestra per un semplice motivo: esso, il razzismo, non ci ha mai abbandonato, perché subdolamente rientra nel nostro DNA collettivo. Dispiace affermarlo, ma è così.

Un'altra considerazione: gli immani spostamenti di queste genti, inutile sottolinearlo, sono appena agli inizi. Il mondo cambia perché Internet ha scombussolato i precedenti livelli di conoscenze, perché Paesi come in particolare Cina e India stanno diventando, sono diventati, assoluti protagonisti della sfera internazionale.

Noi italiani, noi sardi in particolare, ci ostiniamo a non comprendere il trascorrere del tempo che tutto modifica. Chi ritiene che l'immigrazione in Europa possa essere fermata è un illuso, peggio ancora un ignorante. La legge fisica dei "vasi comunicanti" sia di ammonimento, perché estendibile anche alle peregrinazioni di questo mondo privo di certezze.

Ed allora, inevitabile, l'indole razzista italiana torna in vigore: ogni causa delle nostre difficoltà si scarica sull'immigrato. Tutte le controversie hanno per unico colpevole l'extracomunitario. In caso di liti fra la nostra e l'altrui etnia, il reo è sempre "l'altro", anche quando subisce violenze. Si arriva alle nostre donne che si rifiutano di farsi visitare da medici professionisti di colore. Attenzione: nessuna sorpresa, ogni componente possiede la sua logica risultante.

E noi sardi? Seguiamo la corrente. Il glorioso Psd'Az si allea con quella Lega che è il simbolo unico della disgregazione italiana, foriera di loschi intendimenti. Dobbiamo avere, a questo punto, il coraggio e la dignità di una conclusione poco edificante. Noi sardi che abbiamo avuto l'onore e la fortuna di nascere nell'Isola, dobbiamo stare attenti, perché il supposto amico odierno potrebbe in seguito risultare il nostro peggiore avversario. Nel caso (a titolo di pura comparazione) che tutti gli stranieri abbandonassero l'Italia, assisteremmo, state certi, a cercare e trovare un nuovo "avversario" da emarginare: sarebbero i siciliani, campani, le genti del Sud dell'Italia; e di converso, come è nello spirito mai sopito, i leghisti tornerebbero alle origini considerando "i sardegnoli" con i poco educati nomignoli coi quali ci hanno descritti nemmeno tanto tempo fa. È proprio vero: la velenosa "critica" verso un qualsiasi "altro" non ci abbandonerà mai, come la xenofobia attuale che scorre nel nostro sangue.

Mario Sconamila

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