Per la rubrica “Ricette sarde” parliamo di un dolce semplice nella sua preparazione, ma decisamente goloso nel gusto: sa timballa, il flan di latte.

Per parlarne abbiamo contattato Cristina Ennas, dell’agriturismo Le Vigne Ducali di Mandas.

TIMBALLA SARDA: LE ORIGINI - «Penso derivi dalla Spagna, viene chiamato così anche lì. Sa Timballa è un dolce semplice ma che riporta indietro nel tempo, io lo definisco così: un dolce antico, che poteva fare chiunque visti gli ingredienti necessari, che ogni famiglia aveva in casa, è molto semplice».

INGREDIENTI - «1 litro di latte di pecora o comunque latte intero, 8 uova, 100 grammi di zucchero, una scorza di limone grattugiata e altri 150 grammi di zucchero per fare il caramello».

COME PREPARARE IL FLAN DI LATTE SARDO - «La base è caramellizzare lo zucchero: si mettono i 150 grammi di zucchero in un pentolino antiaderente con una goccia d’acqua in modo che si sciolga meglio; una volta che lo zucchero ha raggiunto la colorazione oro-marroncina si inizia a spargerlo nel contenitore in cui si mette il latte per farlo bollire, in modo che una volta girato, il caramello sarà sopra. Si mettono le uova intere con lo zucchero e le si lavora molto: con le fruste per 5/6 minuti con il frullatore. Dopo si aggiunge la scorza di limone e il latte e nella base dello stampino il caramello sciolto. Io lo faccio cuocere a bagnomaria al forno per circa un’ora a 160°. Lo si lascia quindi sfreddare, per poi girarlo e tagliarlo a fette in base a come è più comodo. Per comodità uso gli stampi da plum-cake a forma rettangolare in modo che sia più pratico tagliarlo a fette e impiattarlo. Altrimenti li si può anche preparare uno ad uno. Anche se originariamente il nome “timballa” deriva dalla forma dello stampino di forma rotonda. La sua forma originale è quella del ciambellone, veniva messa in quei contenitori in rame con le varie forme. È necessario un quarto d’ora per la preparazione e un’ora di cottura».  

CURIOSITÀ - «Ho notato che le persone amano molto questo dolce al cucchiaio: forse perché non lo si trova ovunque, è meno comune rispetto ad altri dolci sardi».

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