Torna anche quest’anno l’appuntamento tanto atteso da amanti dello spazio e semplici curiosi: quello della notte di San Lorenzo, la più magica dell’estate. Il cielo, come vuole la tradizione, viene illuminato dalle immancabili stelle cadenti, visibili a occhio nudo non appena il Sole saluta la Terra, lasciando la volta celeste in compagnia dei soli corpi celesti. Un fenomeno, quello registrato il 10 agosto, che ormai vanta una folta schiera di appassionati, pronti a contare le meteore ed esprimere i propri desideri. 

Quelle che comunemente vengono chiamate stelle sono però in realtà «frammenti di ghiaccio lasciati dalla Swift Tuttle, una cometa che passò vicino a noi nel 1992 e che tornerà a farci visita nel 2126. Vengono anche chiamate Perseidi perché sembrano arrivare dalla costellazione del Perseo», spiega l’astrofisico del Planetario de L’Unione Sarda Manuel Floris. «A contatto con l’atmosfera prendono fuoco, dando vita a questo spettacolo. I colori non sono sempre uguali, possono cambiare e variare dal viola, all’azzurro ai toni più caldi. Questo dipende dalla loro composizione», continua la collega Barbara Leo.  

E anche se la tradizione insegna che il momento di maggiore concentrazione del fenomeno si registrerà stanotte, il picco avverrà nelle ore tra il 12 e 13 agosto. Per un’osservazione da manuale occorrerà però scegliere con cura il posto nel quale fermarsi: deve essere lontano dall’inquinamento luminoso (dunque dalla città) e sarà necessario evitare l’utilizzo di smartphone e dispositivi elettronici per abituare l’occhio al buio. «Ci aiuta anche il fatto che in questi giorni la Luna non sia piena. Avremo dunque le condizioni per vivere il momento al meglio», sottolinea la Leo. Attenzione però a non confondere le “lacrime di Lorenzo” con i satelliti che passano sempre più spesso sopra le nostre teste. «La loro luce è continua, si muovono lentamente per poi sparire. Il passaggio delle stelle cadenti invece è rapido. Con un po’ di attenzione non si può sbagliare», conclude l’astrofisica. 

(Unioneonline/v.f.)

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