Un nuovo telescopio italiano osserva il Sole dall’Antartide, si chiama Solaris e ha la sua origine in Sardegna. 

Solaris è un innovativo strumento di osservazione del Sole, che raccoglie informazioni sulla nostra stella, osservandola nelle onde radio. Alla frequenza di 95 GHz, il Sole mostra il suo lato nascosto quello della cromosfera, là dove si formano i brillamenti e le espulsioni di massa coronale. La cromosfera è il luogo dove nascono le tempeste geomagnetiche, che investendo la Terra, causano le aurore e le interruzioni delle comunicazioni satellitari e reti elettriche.

Prima immagine del Sole in banda radio, osservato alla frequenza di 95 GHz in Antartide il 27 dicembre 2024 (Crediti: Team Solaris)
Prima immagine del Sole in banda radio, osservato alla frequenza di 95 GHz in Antartide il 27 dicembre 2024 (Crediti: Team Solaris)
Prima immagine del Sole in banda radio, osservato alla frequenza di 95 GHz in Antartide il 27 dicembre 2024 (Crediti: Team Solaris)

«La possibilità di monitorare, comprendere e prevedere la mutevole fenomenologia solare e il suo notevole impatto con l’ambiente spaziale e il nostro pianeta è una sfida che acquista sempre più importanza» dice Alberto Pellizzoni, astrofisico dell’INAF e responsabile scientifico del progetto Solaris. Solaris osserva il Sole dalla base italiana “Mario Zucchelli”, nella Baia Terranova in Antartide, ed ha ripreso la tempesta geomagnetica di capodanno, quella che ha causato l’aurora vista anche in Sardegna. Riprese “importanti”, così le ha definite l’astrofisico Pellizzoni, che sono ora oggetto di analisi e studio da parte di un team di ricercatori.

Ma l’idea di questo nuovo strumento nasce in Sardegna. Puntando il Sole in una sessione di test del Sardinia Radio Telescope, ci si accorse che nuove informazioni sui brillamenti solari potevano essere raccolte nelle onde radio. Da allora Solaris ha il suo centro operativo in Sardegna, ed è frutto di una collaborazione tra diverse istituzioni scientifiche nazionali coordinate dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università di Milano-Bicocca nell’ambito del PNRA (Piano Nazionale di Ricerca in Antartide).

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