Se n'è andato "Testina d'oro", vecchia gloria dell'Ilva calcio, simbolo inconfondibile di La Maddalena. Aveva 85 anni.

Antonio Capitoni, maddalenino doc, è morto all'ospedale Paolo Merlo, dopo una breve malattia.

Sposato, con due figli, ex assistente tecnico all'istituto nautico Domenico Millelire, Antonio Capitoni è stato il centrattacco dei "Leoni", anche in serie D, nei gloriosi anni 50-60, in un calcio fatto di botte, passione, sudore e gran tifo sugli spalti.

Un calcio in cui segnare non era facile, in cui i difensori erano spietati e a volte cattivi, uomini duri che non concedevano nulla, se non rigide marcature a uomo e anche colpi proibiti.

In quel calcio segnare 80 gol in 160 partite era un palmares di tutto rispetto. Ma questi sono i numeri di Antonio Capitoni, dal 2 novembre 1953, data dell'esordio ( 1-1 contro il Gallura Tempio), al 24 giugno del 1962, la domenica della sua ultima esibizione ufficiale a Narni.

Non ci vuole tanta immaginazione sul perché del nomignolo popolare affibbiato affettuosamente a Capitoni, che con la sua "Testina d'oro" mise dentro al sacco tanti palloni, in un'Ilva in cui giocavano il grande Mario Pisano e Domenico Comiti, indimenticati leoni, da sempre nei cuori dei tifosi dell'Arcipelago. Capitoni nel calcio indossò solo la maglia biancoceleste e la onorò sempre, come un vero maddalenino.

In campo era un valoroso combattente, un riferimento per i suoi compagni, che sapeva finalizzare anche con i piedi.

Gli occhi di Capitoni hanno anche pianto, come quelli dei suoi compagni, quando il 30 giugno 1961 l'Ilva perse al Flaminio di Roma la finalissima della Coppia Italia dilettanti contro i piemontesi del Borgomanero (0-1). Negli anni successivi l'Ilva e Capitoni sognarono la serie C, raggiunta invece tanti anni dopo (1987-88), grazie al binomio Rino Stelletti e Angelino Fiori. Il primo vulcanico presidente, il secondo brillante allenatore sorsense. Nel quadriennio 1958-62 l'Ilva fu praticamente imbattibile in casa.

Nel 1960-61 Capitoni ne è ancora il capocannoniere, con 16 reti. Dopo il calcio giocato per Testina d'oro arrivano tanti anni di lavoro, di famiglia, di figli e di nipoti. Il calcio rimarrà sempre la sua passione, come gli amici e l'amata Maddalena, dalla quale era impossibile staccarlo. Infine la malattia, che che in pochi giorni ha prevalso su di lui.

Tutti in Gallura (e non solo) però ricorderanno il sorriso, la disponibilità e la battuta pronta di Antonio Capitoni, alfiere di un calcio e di tempi forse più poveri, ma certamente più veri e sinceri.
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