Un compleanno pieno d'amore. Della sua famiglia, dei sardi, di chi vive lo sport, il calcio, chi ama i simboli, gli uomini, la passione. Gigi tocca quota 75, il cognome è poco più di una formalità. E lui, che ama volare basso, parlare sottovoce, sbriga questa formalità del compleanno con una frase apparentemente di circostanza: "Un giorno come gli altri".

No, non lo è. Perché Luigi Riva (Leggiuno, 7 novembre 1944) è Riva, stop. Vita ritirata, ritiratissima. "Non mi va di uscire". Ma la voce è squillante, un ritmo che tutto ti fa pensare fuorché a un anziano signore che se ne sta in casa e di vedere gente proprio non gli passa per la testa. Invece non se la sente, probabilmente si è rotto le scatole di dover sorridere a tutti e di stringere mani e di fare selfie e di sentire i ricordi sgangherati di chiunque. Ma non lo ammetterà mai, semplicemente ha chiuso qualche porta.

La quotidianità è fatta di tante dolci nipoti, una famiglia che lo segue con riservatezza e amore, qualche rara passeggiata rigorosamente da solo. E il Cagliari.

Inteso come quella cosa lì che fa battere il cuore, anche il suo. Nessuno provi a pensare che Riva non sia tifoso, perché vi azzannerebbe. Se le gode, le partite, anche qui in solitudine sacrale. Intanto Giacomo, il suo oste di massima fiducia, quello che basta uno sguardo per capirsi, conserva la postazione, non si sa mai. Il Cagliari, quello di Giulini e Maran, quello della Sardegna Arena, è una tv che si accende a cose fatte. È un rito che chi ha respirato quei prati, quelle bastonate, quelle braccia tese lungo i fianchi per esibire un altro gol, solo chi ha dentro tutto questo sente la partita in modo diverso. Cinque anni fa, Riva confessò a L'Unione Sarda che ogni tanto se lo sogna, quello scudetto, svegliandosi con la paura che tutto questo non sia successo. Solo pochi attimi, per fortuna.

Ma che Cagliari è? Ma si rendono conto?

"È un vero, grande piacere vedere la squadra in questa posizione di classifica, so che stanno facendo felici un sacco di sardi sparsi per il mondo, non solo quelli che stanno qui".

Il suo, Gigi, è un parere da osservatore o da sostenitore?

"Per chi ha giocato nel Cagliari, è impossibile non essere tifoso. Ma credo che tutti i sardi siano d'accordo con me, il Cagliari di quest'anno è lì perché se lo merita".

È assolutamente vietato fare paragoni con una squadra che faceva realmente tremare tutti, dovunque, mezzo secolo fa?

"Erano altri tempi".

Ma cosa le piace del Cagliari edizione 2019-2020? Sfacciato, organizzato, impertinente come il vostro oppure è un approccio diverso?

"È una squadra molto organizzata, con un organico molto più vasto rispetto a quella Serie A che giocavamo noi. Non mi va di fare distinzioni fra un giocatore e l'altro, poi si creano delle cose spiacevoli".

Riva è sopra le parti, può tutto. Proviamoci.

"Senza dubbio Nainggolan è un elemento trainante, non solo in campo. È un giocatore che sa sempre cosa fare, anche nei momenti di grande pressione".

Allora proviamo a dare un consiglio, da chi sapeva come trascinare gli altri, da attaccante e da dirigente campione del mondo.

"Maran sa bene cosa fare, si vede chiaramente che sa dove mettere i giocatori, conosce questa squadra come nessun altro. Oggi il Cagliari è quarto, quinto, bene, ci deve provare, deve lavorare per restare lì. Se Dio vuole, hanno la forza per restarci, fra i primi".

Insomma, anche Riva ha fiducia nel Cagliari.

"Beh sì, stanno rispondendo in ogni campo, vincono, fanno gioco, è un anno cominciato bene. Ho fiducia, sì".

Proviamo a buttarla lì: allo stadio quando la rivedremo?

"No, no, non se ne parla".

Perché?

"Mi emoziono troppo".

Quanto calcio sorseggia davanti alla tv?

"Mi piace guardarmi la partita in santa pace, la partita del Cagliari. Ma mai in diretta, me la rivedo dopo, con calma. Il mio pacchetto di sigarette a fianco e via. Non posso seguire le partite in diretta, mi emoziono troppo anche alla tv, non se ne parla".

Cagliari e basta? Una dichiarazione d'amore incondizionato.

"Raramente seguo qualche altra squadra, non mi interessa. La Champions? Mai. La Nazionale qualche volta".

Oggi è un giorno particolare per chi ha la sua faccia stampata sul cuore, anche per quelli che non hanno visto Riva in campo ma sanno tutto. Come lo passerà?

"È un giorno come un altro, per me. Settantacinque anni sono davvero tanti e io sono consapevole che la vita scorre veloce, a un ritmo che è troppo frenetico. Io rallento un po', se non vi dispiace".

Auguri, Gigi.

Enrico Pilia

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