Il sassarese Marco Mura, 47 anni, impiegato di banca ed ex calciatore, è un uomo coraggioso a cui piacciono le sfide. Con l'aiuto di pochi amici decide quest'estate di iscrivere una squadra composta da soli immigrati nel campionato ufficiale di calcio di terza categoria. La squadra si chiama "Duos Pedes", ovvero "due piedi" per il dialogo tra i popoli. I giocatori provengono da dodici nazionalità africane diverse come Gambia, Costa d'Avorio, Mali, Liberia, Guinea ed altre.

I giovani chiedono asilo e protezione internazionale. Vivono quasi tutti a Sassari nei centri di accoglienza e hanno alle spalle una vita di soprusi ed umiliazioni, alcuni hanno anche conosciuto l'orrore dei campi libici.

Il teatro delle partite casalinghe è il campo Carbonazzi di Sassari, in erba sintetica, una manna dal cielo per i ragazzi africani abituati a giocare in terreni sconnessi e polverosi.

Il girone di andata è fantastico, chiuso dalla Duos Pedes al primo posto, ma poi qualcosa si rompe.

"I ragazzi hanno delle potenzialità eccezionali ed infatti hanno vinto quasi tutte le partite iniziali - afferma l'allenatore Marco Mura - ma poi otto di loro sono andati via, in Francia e in Sicilia a raccogliere pomodori, anche perché in Sardegna non è che avessero molto da fare".

La Duos Pedes termina quindi il campionato al quinto posto, vincendo la coppa disciplina, un titolo che riempie di gioia Mura. "Sì - spiega - è la cosa a cui la società teneva di più".

Il mister e anima della squadra è pronto a ricominciare: "Ora ricarico le batterie e fra qualche settimana sarò pronto a ripartire. Voglio ringraziare innanzitutto i miei ragazzi, educati e pieni di entusiasmo, poi tutti gli amici e gli sponsor che mi hanno permesso di realizzare l'idea e probabilmente la garantiranno nel prossimo anno, ad iniziare dal presidente della Dinamo Basket di Sassari Stefano Sardara".
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