Si ferma a quota 6.300 metri l'avventura dei due atleti algheresi Giovanni Mulas, 41 anni, e Giuseppe Demartis, di 48, partiti a dicembre in Argentina per sfidare una delle Seven Summits del pianeta, Aconcagua, la montagna più alta della Cordigliera, circa 7.000 metri.

"Superati i 6.000 metri, inizio a sentirmi molto strano, diciamo che non mi sentivo proprio bene", racconta Giovanni Mulas sul suo profilo social.

"Arrivati a circa 6.300 mt ho preso (per fortuna) la decisione di scendere, non mi sentivo più nelle condizioni, avevo forte difficoltà a respirare, ero troppo in confusione mentale".

Giuseppe decide di non lasciare solo il suo compagno di viaggio durante la discesa. L'argentino Claudio Manuel Montero, che saliva con loro, invece, prosegue la scalata.

"Rientrati al campo base mi sottopongo ad una visita medica, a parte la pressione bassa mi trovano un principio di edema polmonare che ci costringe ad andare giù di 2 campi per evitare di correre rischi, lasciando definitivamente Nido de Condores Camp (5.500 mt) rientrando così a plaza de Mulas (4.400 mt) nel buio pesto".

Alla vigilia della spedizione
Alla vigilia della spedizione
Alla vigilia della spedizione

Ma il rientro anticipato dei due algheresi non è certo una sconfitta. Senza alcuna esperienza di montagna, con un allenamento avvenuto al livello del mare (ad Alghero), sono comunque riusciti a raggiungere un lusinghiero risultato.

"Abbiamo tentato di scalare una montagna con un numero elevatissimo di insuccessi - spiega Mulas - ne abbiamo avuto la prova lassù, pochissimi hanno raggiunto la vetta, altri invece sono anche stati trasportati via in elicottero già dai campi molto più bassi per via delle condizioni di sicurezza non più nei parametri. Tolti i top della montagna, alcuni arrivano in vetta ma sono completamente appoggiati da agenzie che si occupano di loro con il mangiare, il dormire e il trasportare tutto il peso della loro attrezzatura. Questo mi rende ancora più fiero. Ci siamo preparati a livello del mare senza nessuna esperienza in alta montagna, e in più perché la nostra prova era di essere completamente autonomi e ci siamo trasportati come asini tutto il peso di 12 giorni sulle nostre spalle, (eccetto da Horcones a plaza de Mulas) facendoci così arrivare distrutti con zero energie ai campi superiori".

La spedizione degli algheresi è stata seguita, sui social, da migliaia di internauti che hanno fatto il tifo e condiviso il sogno di questi due coraggiosi atleti.
© Riproduzione riservata