L’8 aprile del 1994, alle 8.40 del mattino, l’elettricista Gary Smith, della ditta Veca Electric, trova il corpo senza vita di Kurt Donald Cobain nella Green House della Villa al 171 di Lake Washington Boulevard East, a Seattle. L’autopsia stabilirà che il cantante e leader dei Nirvana è morto il 5 aprile.

Con la sua morte si spegne una rockstar simbolo degli anni 90 e portavoce di una generazione. Il fucile Remington-M-11 era poggiato sul suo petto, con la mano sinistra che impugnava la canna. Al suo fianco c’erano gli occhiali neri, l’accendino, la patente messa in bella vista e poi ancora, sopra la testa, una lattina di birra. Poco distante c’era anche una scatola di sigari contenente siringhe, eroina e tutto l’occorrente per consumare sostanze. Non erano presenti grosse macchie di sangue in quell’area, eccetto quello fuoriuscito dall’orecchio sinistro.

La sua testa non era stata spappolata dal colpo esploso. La porta d’ingresso della Green House, ovvero della serra, era bloccata da uno sgabello su cui era poggiato sopra uno scatolone vuoto. Nel terriccio posizionato nell’area della stanza in parallelo al cadavere, viene ritrovata una lettera, infilzata con una penna rossa, è indirizzata a Boddah, il suo amico immaginario che lo ha accompagnato per tutta la vita e si conclude con: “Ti prego Courtney continua ad andare avanti, per Frances. Perché la sua vita sarà molto più felice senza di me”.

Un addio al mondo del rock, alla sua famiglia. Un sipario che si chiude. Un eroinomane con un fucile in mano con una lettera al suo fianco. La risposta sembra scontata: suicidio. Sono tanti i fan che, 120 minuti dopo aver appreso la notizia della morte del loro portavoce su MTV, riempiono le strade di Seattle per commemorarlo. Ma si è trattato realmente di suicidio? Non tutti sono convinti di questa tesi e questa perplessità è dovuta all’alta quantità di eroina che aveva nel sangue Cobain, pari a tre volte la dose letale. Non è convinto della tesi del suicidio di Cobain neppure Cyril Wecht, patologo forense che nel 1972 ha analizzato le prove dell’omicidio di John F. Kennedy.

Dopo aver analizzato le prove, il Dott. Wecht ha dichiarato –nel documentario Soaked in Bleach del 2005- che secondo lui Kurt Cobain sarebbe stato ucciso. Come avrebbe fatto Kurt Cobain a iniettarsi un quantitativo di eroina pari a tre volte la dose letale, a sistemare le siringhe, cucchiaio e droga all’interno del suo astuccio in modo ordinato e perfetto e poi avere la forza fisica spararsi? La maggior parte dei tossicodipendenti muore con un ago ancora dentro al braccio, per overdose e molti addirittura con il laccio emostatico non ancora slacciato e nella migliore delle ipotesi con la siringa a fianco: come avrebbe fatto Cobain a riposizionare siringhe, aghi, laccio, droga all’interno del suo astuccio e poi spararsi in bocca? Un altro aspetto che convince poco Cyril Wecht, in merito al suicidio di Cobain, riguarda la posizione del fucile. Il Dott. Wecht ha sostenuto infatti che se Cobain si fosse realmente suicidato la posizione del fucile non sarebbe dovuta essere quella. Una persona che non ha mai creduto alla tesi del suicidio di Kurt Cobain è Tom Grant, investigatore privato di Seattle. Il 30 marzo, Kurt si ricovera alla clinica Exodus di Marina del Rey, a Los Angeles ma ci rimane 24 ore, poi scappa via, prende un aereo e ritorna a Seattle. Courtney Love, la moglie, ingaggia Grant per cercare il marito ma ogni tentativo di ritrovarlo si rivela inutile, fino all’8 aprile. Proprio in quella data, però, Kurt era stato cercato in quella casa più volte. Nessuno di loro, però, aveva guardato nella Green House.

Sono tanti i punti che non hanno mai convinto Grant in merito alla tesi del suicidio: la quantità di eroina che non avrebbe permesso al leader dei Nirvana di avere la forza fisica di uccidersi; la totale assenza di impronte digitale sul fucile. Con una dose di eroina pari a tre volte la dose letale non avrebbe avuto la forza di allacciarsi neppure le scarpe, figuriamoci se avrebbe potuto posizionare le siringhe nell’apposito astuccio in modo ordinato e poi spararsi. Non convince neppure la lettera del suicidio, con le ultime righe che sembrano essere state scritte da una mano diversa rispetto a tutto il resto e poi c’è la questione della carta di credito che qualcuno avrebbe usato dopo la morte. Com’è morto il leader dei Nirvana? Angelo Barraco
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