«Sono stati giorni difficili: ero preoccupata per ciò che stava accadendo in Italia e per la paura di non poter rientrare dalla mia famiglia». Ha vissuto una piccola odissea Elena Acri, studentessa iglesiente di 17 anni, rientrata dalle Filippine dopo un viaggio che sembrava interminabile.

Studentessa al quarto anno del liceo Scientifico, era partita circa otto mesi fa, con Intercultura, per trascorrere un anno scolastico a Bohol, un'isola a sud dell'arcipelago filippino. «Mi trovano benissimo con la famiglia che mi ospitava, purtroppo, con il peggiorare della situazione sanitaria, Intercultura ha deciso di chiudere tutti i programmi all'estero». Con il precipitare della situazione l'associazione le ha garantito un volo per il rientro da Cebu, un'isola vicina. Nel frattempo il presidente Duterte ha annunciato che tutti gli stranieri che si trovavano nelle Filippine avrebbero dovuto lasciare il paese entro 72 ore. Dopo aver contattato Ambasciata e Farnesina, per trovare una soluzione, il 24 marzo è iniziato il viaggio da incubo. Prima la frettolosa partenza in autobus fino al porto di Bohol, dove, con una barca speciale messa a disposizione dal Dipartimento del turismo, si poteva raggiungere l'aeroporto nell'isola di Cebu. «Qui, avrei dovuto prendere un volo speciale per l'aeroporto internazionale di Manila, ma ormai l'aereo era al completo. Con i tanti turisti rimasti a terra ci siamo iscritti a una nuova lista per il volo successivo messo a disposizione solo quando è stato raggiunto un numero consistente di passeggeri». Arrivata a Manila, una notte in hotel prima del volo per Muscat, in Oman: «Lì ho atteso 14 ore in aeroporto in attesa di imbarcarmi per il volo per Francoforte. In Germania i controlli si sono fatti più accurati, con la misurazione della temperatura e le distanze di sicurezza da tenere». Altre sei ore di attesa per il volo per Roma, e un'altra notte in attesa del volo per Elmas . "Anche in Italia i controlli sono stati rigorosi, ma finalmente sono arrivata a casa dove mi trovo in autoisolamento, che terminerò nella giornata di Pasqua, quando potrò riabbracciare la mia famiglia».

Angelo Cucca

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