Esule in patria, osannata non appena mette piede fuori da Sant'Antioco. Qui, la sua battaglia per ripristinare nella storica sede il museo del bisso continua e con più tenacia di prima. Si aggiunge un nuovo capitolo nella vicenda di Chiara Bisso, da 36 anni maestra del bisso marino, la preziosa seta del mare che - lavorata - assume i lineamenti di molteplici opere d'arte: sarà fra pochi giorni tra i protagonisti della ventiduesima Esposizione internazionale della Triennale di Milano.

Ospite d'onore

Una delle sue tele più significative, intitolata "Il leone delle donne", rimarrà esposta per l'intera durata della manifestazione, cioè dal primo marzo al primo settembre. Il pubblico avrà anche modo di leggere la biografia artistica "Chiara Vigo l'ultimo Maestro di bisso" di Susanna Lavazza.

Ma oltre all'esposizione della sua opera, alla tessitrice di Sant'Antioco è stato chiesto un surplus di creatività: è toccato infatti a Chiara Vigo realizzare un particolare manufatto che fungerà da premio per il miglior padiglione internazionale dell'esposizione di architettura e design Broken Nature, una sezione dedicata alla sostenibilità ambientale. Una competizione così ambita che conta in lizza 25 Paesi. Ed è così nato il "Golden Bee", un'ape intessuta in oro e bisso del 1938 in una garza di lino dei primi del Novecento. «L'ho realizzata in due settimane - rimarca Chiara Vigo in un nota - e l'ho fatto con estremo piacere». Verrà donata il 28 febbraio durante una cerimonia che fa parte degli eventi collegati alla Triennale. La decisione di assegnare a Chiara Vigo il compito di comporre quel particolare tipo di opera non è casuale: fra i diversi riconoscimenti, non mancano anche quelli per la protezione dell'ambiente come l'Albero di Kyoto, e le collaborazioni con i biologi marini. Broken Nature (curata dalla direttrice del reparto Ricerche del museo Moma di New York) è in effetti un'indagine sui legami fra l'uomo e gli ambienti naturali compromessi.

Il museo e lo sfratto

Mentre Chiara Vigo incassa consensi "fuori casa", a Sant'Antioco prosegue la sua battaglia per ripristinare in viale Regina Margherita il museo delle sue creazioni nate lavorando la Pinna Nobilis, il più grande bivalve del Mediterraneo, in via d'estinzione. «Qui - afferma l'artista - ho sempre mostrato gratuitamente a turisti e scolaresche come si crea la seta del mare, facendomi carico di tutte le spese». Ma nonostante tutti i riconoscimenti, Chiara Vigo tre anni fa ha ricevuto il benservito dal Comune il quale adduceva l'inagibilità dei locali. Pra il museo è ospite in locali privati. Secondo la nuova Giunta «occorre - precisa il sindaco Ignazio Locci - completare un accordo quadro sull'uso degli immobili e rendere agibili quegli ambienti, quindi studiare soluzioni che legittimamente costruiscano un percorso confacente alle esigenze del museo». Intanto la Regione ha assegnato all'associazione Filo dell'acqua un finanziamento per la valorizzazione del settore e dell'opera di Chiara Vigo.

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