L'Huffington Post ha pubblicato in esclusiva una bozza del contratto di governo tra Lega e M5S, il documento a cui stanno lavorando, assieme ai rispettivi staff, Luigi Di Maio e Matteo Salvini e che dovrebbe diventare il programma dell'esecutivo giallo-verde, qualora dovesse nascere.

Un documento che si è attirato numerose critiche, viste alcune idee bizzarre che spuntano al suo interno.

A partire dalla richiesta (irricevibile, perché rappresenterebbe un precedente pericoloso) alla Bce di Mario Draghi di cancellare con un colpo di spugna 250 miliardi di euro di debiti dell'Italia. Ma non solo, a far discutere è anche il fatto che il documento parli esplicitamente di uscita dall'euro (cavallo di battaglia leghista e, fino a un mese prima delle elezioni, anche di M5S). C'è poi la cancellazione delle sanzioni alla Russia di Putin, e la revisione dei trattati Ue.

E per non farsi mancare niente, l'idea di un "Comitato di conciliazione", ovvero un organo parallelo al Consiglio dei ministri che gestisca il dibattito e le frizioni interne alla coalizione. Organo di cui dovrebbero far parte il presidente del Consiglio, i leader e i capigruppo delle forze politiche interessate, e che si andrebbe a sovrapporre al Consiglio dei ministri (cdm), luogo deputato alla discussione e alla gestione delle frizioni interne al governo. Dovrebbe avere, si legge nella bozza, un ruolo di sorveglianza sul cdm, una sorta di controllo esterno insomma. "Siamo agli organi paralleli, come il gran consiglio del fascismo", ha commentato il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, ricordando l'organismo parallelo al consiglio dei ministri ideato da Benito Mussolini.

Salvini al Colle il 14 maggio
Salvini al Colle il 14 maggio
Salvini al Colle il 14 maggio

LA BOZZA E IL QUIRINALE - Un documento autentico quello pubblicato dall'HuffPost, come hanno implicitamente confermato le due forze politiche, che in un comunicato congiunto parlano di "bozza superata", aggiungendo che "la versione attuale non corrisponde a quella pubblicata e molti contenuti sono cambiati". A partire dalla questione euro su cui "le parti hanno deciso di non mettere in discussione la moneta unica".

La bozza del "contratto per il governo del cambiamento" comincia così: "Il presente contratto è sottoscritto dal signor Luigi Di Maio capo politico del Movimento 5 Stelle e dal signor Matteo Salvini segretario federale della Lega".

La data è quella del 14 maggio, ore 9.30. Lo stesso giorno in cui i due leader si recano al Quirinale e tutti attendono il nome del premier e la nascita del governo.

E invece escono dal colloquio con il Capo dello Stato con in mano un pugno di mosche. Salvini, in particolare, esce dallo studio di Mattarella visibilmente trafelato e usa toni da ritorno al voto immediato.

Tanto che è più che lecito pensare che i due si siano recati al Colle con quella bozza di contratto e che Mattarella, quando l'ha letta, abbia sottolineato alcuni punti con la penna rossa e li abbia rimandati a settembre.

Perché il presidente della Repubblica, come ha ricordato non molti giorni fa lo stesso Mattarella, "non è un notaio". E anzi, come recita l'articolo 68 della Costituzione, "assicura il rispetto dei trattati e dei vincoli derivanti dall'appartenenza dell'Italia ad organizzazioni internazionali e sovranazionali".

Sergio Mattarella
Sergio Mattarella
Sergio Mattarella

Al Capo dello Stato non devono essere andati giù temi come la sospensione unilaterale delle sanzioni a Mosca, la richiesta a Draghi e l'uscita dall'euro. Magari anche la cancellazione della Fornero: sempre parlando del ruolo del Quirinale, Mattarella aveva ricordato come Einaudi "rinviò alcune leggi alle Camere perché mancavano le coperture economiche".

Insomma, dietro l'accordo fallito potrebbe non esserci solo il giallo del nome del presidente del Consiglio. Si fa strada dunque l'ipotesi che sia stato lo stesso Mattarella a giudicare "irricevibile" il contratto di governo giallo-verde e a chiedere ai due di ritoccarlo in diversi punti.

Il titolo del Financial Times
Il titolo del Financial Times
Il titolo del Financial Times

IL FINANCIAL TIMES - E intanto scoppia la polemica anche su un articolo del Financial Times: "Roma apre le porte ai nuovi barbari", titola il quotidiano finanziario. Scrive che "l'Italia è sul punto di insediare il governo meno convenzionale e più inesperto di una democrazia occidentale dai tempi del Trattato di Roma del '57, che fondò la Ue".

Il quotidiano londinese in passato è stato molto critico nei confronti di Silvio Berlusconi, e anche Beppe Grillo e i pentastellati lo citavano. Ora che esprime dubbi sul possibile esecutivo giallo-verde e parla dell'inizio di "un'era di incertezza per l'Italia", non piace più. E Luigi Di Maio risponde piccato: "Come vi permettete di chiamarci nuovi barbari, M5S è stato votato da oltre 11 milioni di persone".

Il capo politico pentastellato deve aver letto solo il titolo però, perché il Financial Times ammette che "i due partiti godono di un'indiscussa legittimità democratica, avendo vinto le elezioni", ed è giusto "che abbiano l'opportunità di governare l'Italia". Altra storia sono le legittime critiche al programma delle due formazioni politiche.

BEPPE GRILLO - "Ci vorrà un po' di tempo ma faremo il governo. Se puntiamo a ridurre le imposte per piccole e media imprese, se puntiamo a un reddito di cittadinanza, se vogliamo migliorare la vita delle persone, possiamo trovare un accordo". Così intanto torna ad esprimersi, in un'intervista su Newsweek, il cofondatore e garante del M5S Beppe Grillo.

Davide Lombardi

(Unioneonline)

SALVINI IL 14 MAGGIO DOPO IL COLLOQUIO CON MATTARELLA:

© Riproduzione riservata