I contrasti non sono pochi nel Conte bis, ma quello che rischia di far saltare il banco ora riguarda la riforma della prescrizione.

Votata dal governo Lega-M5S, è entrata in vigore il 1 gennaio, ma i suoi effetti non si vedranno prima di due o tre anni, visto che non vale per le indagini o i processi ancora in corso.

COSA PREVEDE - La riforma Bonafede è parte del decreto "Spazzacorrotti", e blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. "Il corso della prescrizione rimane sospeso dalla pronuncia della sentenza di primo grado fino alla data di esecutività della sentenza", si legge nel comma, poche righe ma molto discusse. E questo vale sia per chi è condannato che per chi è assolto.

Un provvedimento voluto dai grillini per frenare l'ecatombe di processi che riguarda soprattutto i colletti bianchi, che spesso e volentieri si salvano proprio grazie alla sopravvenuta prescrizione.

Ma la riforma coinvolge tutti, anche quei cittadini che non possono permettersi di pagare avvocati per anni. Diversi i dubbi espressi da molti giuristi e penalisti. In primis il rischio che - bloccata la prescrizione in un Paese noto per la clamorosa lentezza dei processi - si arrivi al "fine processo mai", quello che in molti, non solo Renzi, hanno definito un "obbrobrio giuridico o" un "abominio costituzionale".

Rischio terribilmente concreto, visto che l'Italia è uno dei Paesi europei con la durata dei processi più lunga: quelli di primo grado, per intenderci, durano in media il doppio rispetto alla Germania, quelli di secondo grado addirittura più del triplo (dati dell'ultimo rapporto realizzato dal Consiglio d'Europa).

Dubbi sono stati sollevati anche sul fatto che non ci siano differenze tra chi è condannato o assolto in primo grado. Da non sottovalutare il rischio che una persona assolta in primo grado possa restare sotto processo per anni, anche per decenni.

La norma sulla prescrizione, sosteneva la Lega che l'ha approvata (strano che sia stata votata anche da ferrei oppositori come la senatrice Bongiorno, che poi a un mese dall'entrata in vigore ha dichiarato: "Siamo alla vigilia di una catastrofe"), sarebbe dovuta entrare in vigore solo dopo una riforma organica della giustizia che avrebbe dovuto abbreviare la durata dei processi. Riforma che tuttavia non ha visto la luce e di cui ancora non si vede all'orizzonte un testo condiviso.

LE POSIZIONI DEI PARTITI - Alcune ferree, altre ballerine. A ballare, per ragioni di governo, sono soprattutto il Pd e la Lega. Gli unici a volere la riforma sono i grillini, ma per la sua approvazione e la sua entrata in vigore devono ringraziare anche altre forze politiche che invece si dicono contrarie.

Il Carroccio, vero artefice della riforma visto che l'ha votata con i 5 Stelle durante il primo governo Conte, ora si mette sulle barricate: "Un grave danno per gli italiani - ammette Salvini -, noi l'avevamo votata perché era inserita in un pacchetto, in un anno andava fatta la riforma del processo per avere tempi più brevi". Ma in quell'anno - il 2019 - la Lega ha governato per sette mesi. E se è vero, come dice Salvini, che sul tema "Bonafede è scomparso", è altrettanto vero che resta il "peccato originale" leghista, senza il quale il blocco della prescrizione semplicemente non ci sarebbe.

Il Pd ha votato contro e, almeno all'inizio dell'esperienza di governo giallorossa, ha provato a fare le barricate "Riteniamo inaccettabile l'entrata in vigore delle norme sulla prescrizione senza garanzie sulle durate dei processi. Non si può rimanere sotto processo per un tempo indefinito, per lunghissimi anni", tuonava Zingaretti. Poi la ragion di governo ha portato i dem a più miti consigli, e il blocco della prescrizione è entrato in vigore dal 1 gennaio.

Il Pd ha presentato una sua proposta che non bloccherebbe, ma sospenderebbe solo la prescrizione per tre anni e mezzo, dando più tempo ai giudici per arrivare a sentenza e allo stesso tempo evitando il "fine processo mai". Una via di mezzo che i 5 Stelle però non accettano, i dem sarebbero pronti a votarla con le opposizioni? Nel frattempo si attende - parola del Pd - una mediazione del premier Conte.

Mediazione che tarda ad arrivare perché la posizione dei 5 Stelle è ferrea, figlia delle parole d'ordine che i grillini hanno lanciato sin dagli albori della loro nascita.

Così come sono ferree, ma contrarie a quelle grilline, le posizioni di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Italia Viva. Nettamente contrarie al blocco della prescrizione. Il partito di Matteo Renzi in Giunta ha votato con le opposizioni a favore della proposta di legge Costa (Forza Italia), che prevede il ritorno al vecchio sistema cancellando la riforma di Bonafede. Ma Pd e LeU, votando con i grillini, si sono di fatto schierati a favore della riforma per mantenere in piedi l'esecutivo. La pdl Costa sarà votata anche alla Camera, ma è difficile che passi, visti i numeri che può vantare il Movimento a Montecitorio.

Davide Lombardi

(Unioneonline)
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