Scricchiola il muro di omertà eretto intorno alla compravendita di droga che ha portato all'omicidio di Luca Sacchi.

Domenico Marino Munoz, cileno di 26 anni, amico di Giovanni Princi e della vittima, testimone oculare dell'omicidio, ha deciso di collaborare dopo quattro interrogatori: forse spinto dalla paura di finire sotto inchiesta per favoreggiamento, ha aiutato gli inquirenti a ricostruire quanto accaduto la sera del delitto.

Intanto ha confermato e ricostruito le contrattazioni per la vendita di stupefacenti, e la sua confessione avrebbe aggravato la posizione di Giovanni Princi, già in carcere, e di Anastasia, indagata a piede libero ma con obbligo di firma.

Poi ha spiegato quanto accaduto quella sera: "Ho provato a fermare l'aggressore di Anastasia che Luca aveva spinto a terra (Paolo Pirino, ndr), ma alla mia destra ho visto arrivare un altro (Del Grosso, ndr) che aveva la mano lungo il fianco. Poi mentre camminava avvicinandosi a Luca, che in quel momento stava prestando soccorso ad Anastasia, l'ho visto alzare il braccio e puntare una pistola verso Luca. Spaventato, sono fuggito a nascondermi dietro un'auto".

Dopo il delitto Munoz è stato ripreso da una telecamera di sorveglianza mentre parla con Princi, in compagnia di una misteriosa accompagnatrice, fuori dal pub John Cabot.

I TELEFONI - Una'altra svolta potrebbe arrivare dai riscontri incrociati che arriveranno oggi dall'esame sui quattro telefoni sequestrati a Princi e Anastasia.

Sul telefono del pusher Valerio Del Grosso, il ragazzo che ha sparato a Luca Sacchi, in due giorni si contano 650 tra telefonate e sms (senza contare le chat), di cui oltre 400 nel solo 23 ottobre, giorno dell'omicidio.

Rapporti con complici e clienti, con la fidanzata, con De Propris e Pirino, che gli avrebbe fornito la pistola.

(Unioneonline/L)
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