Confermata in pieno, dalla Corte d'Assise d'Appello di Cagliari, la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Gianni Murru, il tabaccaio di Iglesias che massacrò Federica Madau, la moglie che aveva deciso di separarsi.

La Corte presieduta dal magistrato Gemma Cucca, ha pronunciato la sentenza questa mattina, al termine dell'udienza conclusiva che ha preso il via alle 9 in punto, davanti al procuratore generale Francesca Nanni.

Quest'ultima ha parlato di una sentenza di primo grado "blindata", anche per quanto riguarda la sequenza dei fatti da cui emerge la premeditazione.

In aula gli avvocati Gianfranco Trullu (la difesa ha insistito sulla scemata capacità dell'uomo che, secondo il consulente di parte, è affetto da un grave disturbo psichiatrico) e, per le parti civili (la mamma, la sorella e le tre bambine di Federica) Annarella Gioi, Duilio Ballocco, Alessandra Ibba.

L'avvocato Gioi ha raccontato chi fosse Federica: una giovane mamma dominata da un marito "padre padrone" il quale ha deciso di ucciderla, dopo altri episodi di violenza, nel momento in cui lei ha trovato la forza di dire basta a quella vita infelice.

Era la sera del 2 marzo del 2017 quando Iglesias, e non solo, fu scossa da quell'efferato delitto: dieci coltellate alla gola della ragazza trentunenne che era andata a casa di lui per prendere le tre bambine e riportarle nell'abitazione dei genitori, a pochi isolati più avanti, dove si era trasferita quando aveva deciso di chiudere quella relazione tormentata.

Le motivazioni saranno depositate fra 60 giorni.

La difesa di Murru ha annunciato l'intenzione di presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza d'Appello.
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