Disperazione e rabbia dei dipendenti Aias per una situazione che li vede ancora in attesa di un cumulo di arretrati che balla tra le 9 e le 10 mensilità e che iniziano ad essere urlate anche da lenzuola e striscioni esposti su finestre e verande delle loro abitazioni.

Si è cominciato a Domusnovas ma, complice il tam tam dei social, l'iniziativa sembra essere destinata a fare proseliti.

L'azienda della famiglia Randazzo ha comunicato ai propri dipendenti e consulenti di "aver messo in pagamento l'80 per cento dello stipendio di febbraio 2019" ma l'annuncio sembra essere la classica goccia nel mare.

Salvatore Drago, coordinatore del sindacato Usb, lo bolla come "inaccettabile elemosina" annunciando "scioperi davanti al Consiglio regionale in caso non arrivino urgentemente novità sul pagamento dei 10 stipendi arretrati".

Quel che pesa di più per sindacati e lavoratori, oltre allo stop al progetto "Sas Domos", sembra essere poi il silenzio calato sulla vertenza dopo la riunione fiume tra le parti in Prefettura dell'11 aprile e il successivo sciopero decretato da Fp Cgil, Cisl, Uil e Usb con annesse accuse all'azienda per i tanti permessi non concessi ai lavoratori.

Nella lunga riunione si era deciso che dal 16 aprile al 16 maggio un tavolo tecnico avrebbe accertato i crediti ancora vantati dall'Aias e le situazioni reddituali in passivo di ciascun dipendente. Era stato deciso che l'Aias avrebbe dovuto finalmente esibire i propri bilanci mentre l'Ats Sardegna si impegnava a pagarne le fatture del 2019 entro 30 giorni (e non 60) verificando scrupolosamente che i soldi vengano usati per pagare gli arretrati. Ma da allora non è trapelata nessuna novità. Abbastanza per l'Usb per rivolgersi all'assessore regionale alla Sanità e al direttore dell'Ats chiedendo "informazioni urgenti sullo stato della vertenza". Altrimenti, dice Drago, "si andrà allo sciopero".
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