"Una voce sovrumana mi ha detto di liberarmi e sono scappato".

Titti Pinna, l'allevatore di Bonorva sequestrato il 19 novembre 2006 dalla sua azienda agricola e tenuto prigioniero in un ovile fino al 28 maggio 2007, quando riuscì a scappare ai suoi aguzzini, ha ripercorso oggi, per l'ennesima volta, la sua tragedia, testimoniando davanti alla Corte d'Assise di Sassari dove si sta svolgendo il processo-ter che vede unico imputato il 52enne di Macomer, Giovanni Sanna, noto Fracassu, difeso dall'avvocata Desolina Farris.

Per il procuratore aggiunto della Dda di Cagliari, Gilberto Ganassi, Sanna avrebbe avuto un ruolo attivo nelle varie fasi del rapimento, e per questo deve essere condannato, così come sono già stati condannati in via definitiva Salvatore Azzas a 30 anni di reclusione, Giovanni Maria Manca a 28 anni e Antonio Faedda a 25 anni.

Alla Corte, presieduta dalla giudice Elena Meloni, Pinna ha raccontato tutte le fasi del suo sequestro, dal prelievo all'ingresso della sua azienda, al trasferimento nell'ovile, dai lunghi giorni di prigionia fino alla fuga, dettata, ha ribadito, da una voce che lo avrebbe spinto a liberarsi e scappare.

Pinna ha ribadito oggi di non aver mai visto in faccia durante le varie fasi del rapimento nessuno della banda. Nel corso della prossima udienza, fissata per il 25 febbraio, continueranno a sfilare i testimoni indicati dall'accusa, fra i quali padre Pinuccio Solinas.

(Unioneonline/F)
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