Un presidio statale di tutela fondamentale del patrimonio archeologico che rischia di chiudere i battenti. La paventata chiusura della sede operativa della Soprintendenza Abap per le Province di Sassari e Nuoro, presente a Porto Torres, mette in allarme gli operatori e lo stesso territorio che perderebbe un altro pezzo dello Stato.

La sede, istituita con apposito Decreto Ministeriale, inizialmente poteva contare sulla presenza di numerosi operatori, circa settanta fra personale addetto e figure specializzate. Oltre alla sede degli uffici, che ospita ancora ciò che resta del settore tecnico-scientifico, comprendeva il settore amministrativo, un grande laboratorio di restauro e il museo archeologico nazionale "Antiquarium Turritano", ora gestito dal Polo Museale della Sardegna.

Negli ultimi tempi il personale specializzato si è ridotto a due unità più la direttrice Nadia Canu, e sette dipendenti della società Ales. L'allarme parte dai Riformatori turritani che in un documento firmato dagli esponenti del partito, Franco Satta, già tecnico della soprintendenza a Porto Torres e Rossana Carbone, i quali esprimono tutte le loro perplessità e la forte preoccupazione "per il futuro del nostro preziosissimo patrimonio archeologico, infatti, in assenza di un presidio per la sorveglianza e la prevenzione dei resti archeologici della Colonia Romana di Turris Libisonis, ci chiediamo - sottolineano - come potrà essere garantita la tutela di una situazione complessa determinata dalla presenza di una città pluristratificata".

Da tutelare c'è pure il lavoro della società Ales che si occupa, per conto della Soprintendenza, dei restauri dei monumenti dell'area archeologica con un impegno economico da parte dello Stato di un investimento annuale di oltre quattrocentomila euro. "Questo a parere nostro è frutto di una sottovalutazione di un problema derivante anche dall'assenza di un accordo fra il Polo Museale della Sardegna, la Soprintendenza e il Comune di porto Torres - aggiunge Satta - una convenzione per quanto più volte sollecitata non è stata mai sottoscritta, mentre noi riteniamo che i beni culturali presenti a Porto Torres siano importanti per un progetto di sviluppo proiettato verso il futuro".

I Riformatori sono convinti che nel rispetto dei rispettivi compiti istituzionali, "gli uffici periferici del MiBact debbano essere fra gli attori del nostro progetto. Pertanto risulta indispensabile condividere un piano che preveda il rientro e l'esposizione a Porto Torres del gladio e delle grandi statue marmoree rinvenute nell'area urbana fra le quali quella di Ercole".
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