Spendere 30 milioni di euro per avere, in cambio, solo il potere di convocare l’assemblea degli azionisti. E vedere così annacquato il proprio azionariato, che resterebbe sotto il 10%. Può essere sintetizzata così la strategia della Regione che sugli aeroporti dell’Isola ha deciso di sostenere la scalata di F2i Ligantia, il fondo di investimento deciso ad acquisire, con il beneplacito della Giunta, lo scalo di Cagliari (Sogaer), dopo aver preso in mano il controllo di Alghero (Sogeaal) nel 2016 e quello di Olbia (Geasar) nel 2022.

L’operazione ipotizzata – La scalata di F2i Ligantia è un affare che si trascina dal 2023, quando la Camera di commercio di Cagliari e Oristano, azionista di maggioranza dello scalo del capoluogo con il 94,4% detenuto in Sogaer, ha annunciato una cessione in natura di quote. Cioè il Fondo aprirebbe, a costo zero, a un aumento di capitale dall’attuale 0,2%, ma anziché versare soldi all’ente camerale, lo farebbe diventare socio della nuova società unica di gestione. Per il 40,5%, pari al valore delle azioni acquisite. Questa è la strategia, anche se ufficialmente non è mai stato dichiarato il prezzo dell’operazione. Esistono solo delle stime. Ad Alghero, F2i Ligantia controlla già il 71,25% delle azioni, a Olbia il 79,8%.

Nord Sardegna – Se l’affare sardo della privatizzazione dovesse andare in porto, a proposito di stime, F2i Ligantia metterebbe le mani su una torta valutata nel 2022 840 milioni, somma data dalle quotazioni dei tre scali sardi. Infatti: Sogeaal ha un prezzo di 22,5 milioni, Geasar di 362, Sogaer di 455,5. Serve la calcolatrice. Oggi ad Alghero la Regione detiene il 28,75, mettendo insieme il 23% diretto e il 5,75% in mano alla Sfirs, la Finanziaria sarda. Rispetto ai 22,5 milioni di valore dello scalo, il pacchetto pubblico attuale è pari a 6,4 milioni. Ma la cifra, nello scenario della gestione unica, quindi degli 840 milioni, corrisponde appena allo 0,76%. Sta qui la perdita dell’incidenza in Sogeaal: da quasi il 30% attuale, la Regione scenderebbe sotto l’uno. Facendo l’analogo ragionamento sul Costa Smeralda, si ricava questo quadro: in Geasar la Regione è titolare dell’1,6% che corrispondono a 5,7 milioni, sempre prendendo in considerazione la valutazione complessiva dello scalo, pari a 362 milioni. Ma sulla gestione unica, la cifra ha un’incidenza dello 0,6%, sempre che il “prezzo” dello scalo rimanesse invariato. Sarebbe comunque un altro punto perso sull’azionariato.

Cagliari – Nell’aeroporto del capoluogo la Regione incide oggi per il 4,1%, sommando ancora lo 0,7% diretto e il 3,4% detenuto da Sfirs. Il Mameli è stimato in 455,5 milioni, da cui si ricava che la quota pubblica corrisponde a 18,6 milioni. Questo valore, sempre calandolo nel contesto della gestione unica, equivarrebbe al 2,2%.

Scenario attuale – Adesso bisogna sommare tutti i parziali. Quindi: oggi la Regione ha un azionariato che vale 6,4 milioni ad Alghero, 5,7 a Olbia e 18,6 a Cagliari. Il totale è di 30,7. Si aggiungano gli altri 30 milioni stanziati con la Finanziaria 2025, per accompagnare la privatizzazione di F2i Ligantia. Il capitale totale sarebbe di 60,7 milioni che, rispetto agli 840 di valore complessivo degli scali sardi, corrisponderebbero a una quota del 7,2%.

Previsione futura – 

Cosa si può fare con questo 7,2% è scritto in un comunicato stampa diffuso da Geasar e Sogeaal il 29 maggio 2023, quando le due società di gestione approvarono la fusione nella Nsa, la Nord Sardegna aeroporti, sospesa nel 2023 dal Tribunale di Cagliari, sezione Imprese, e su cui i giudici dovranno esprimersi nel merito il prossimo 27 febbraio, sempre sul ricorso presentato dall’ex assessore ai Trasporti, Antonio Moro. «Ciascuno dei soci pubblici con almeno il 2,5% del capitale di Nsa può chiedere la convocazione dell’assemblea». Nulla di più. Se oggi la Regione detiene ad Alghero il 28,75% e a Olbia l’1,6%, «nella Nsa ha il 3,29%», sommando anche lo 0,36% di Sfirs. Tutto scritto ancora nella nota ufficiale.

© Riproduzione riservata