La ricetta del successo era racchiusa in poche regole: un sorriso ai clienti, due chiacchiere in confidenza con la titolare e le barzellette raccontate da suo marito.

Grazie a questa formula Sa Buttega di zia Savina, il negozietto inserito nel cuore del quartiere di Funtana e Ottus a Quartu, tra via Mameli e via Tavolara, ha resistito per 55 anni.

Adesso però Elisa Pillai, raggiunti i 70 anni, ha deciso di abbassare per sempre le serrande. Il 29 giugno il negozietto di vicinato chiuderà le porte e dirà addio a generazioni di affezionati clienti. Decisione condivisa con il marito Giuseppe Ibba, 73 anni: "Siamo anziani, stanchi e con qualche acciacco e poi non rientriamo più nelle spese, perché i tempi sono quelli che sono. Come dire 'non resistiamo più ai giganti'".

Quando racconta la fine di un lunghissimo percorso che l'ha vista sempre dietro il bancone, Elisa Pillai non riesce a trattenere le lacrime: "Ci dispiace per tutto e mi mancherà tutto. Mi mancheranno i clienti, non venire qui tutte le mattine. Noi abbiamo persone affezionate che non ci hanno mai abbandonato, quando abbiamo detto che avremo chiuso sono rimasti tutti dispiaciuti".

Il negozietto era stato aperto il 7 marzo del 1963. "All'inizio c'eravamo io e mia sorella, poi mi sono sposata e ha continuato per un po' mia madre, sono tornata e ho lavorato con mia cognata".

Ma a darle una mano c'era sempre il marito Giuseppe, che lavorava come muratore ma che appena smontava correva in negozio per intrattenere i clienti con le sue mitiche barzellette. "All'epoca", raccontano i due, "vendevamo davvero di tutto. Dicevamo sempre. Avevamo persino il nero di diavolo marron che era un rarissimo lucido per le scarpe. Erano i tempi d'oro, poi hanno aperto i centri commerciali e le cose sono inevitabilmente cambiate".

Ma in questo negozietto dove la gentilezza e la cortesia sono di casa, i clienti non sono mai mancati: "Arrivano persino dagli altri quartieri e a volte passano anche soltanto per farci un saluto". In occasione dei cinquant'anni è stata organizzata una grande festa. "Tutti i clienti mi resteranno nel cuore", si commuove ancora Pillai, "vengono e mi dicono 'Lisa come facciamo?'. Mi mancheranno moltissimo i bambini che mi chiamano al telefono per preparare i panini per la scuola. Mi piange davvero il cuore". D'ora in poi niente più levatacce alle 6 del mattino: "Anche se l'abbiamo sempre fatto con piacere".

E in questi giorni nella bottega c'è la fila. Non soltanto i clienti abituali in cerca di pane e verdura fresca ma tante persone del quartiere che passano anche solo per salutare. Un sorriso e una stretta di mano mentre Giuseppe Ibba attacca con i suoi pezzi forti: "Mi è sempre piaciuto far ridere i clienti", dice l'uomo. Perché da Zia Savina si può entrare anche di malumore per una giornata storta o un brutto voto preso a scuola, ma in quei pochi minuti passa tutto. E d'ora in poi senza di loro la via Mameli sarà un po' più triste.

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