Da 18 giorni un detenuto del carcere di Uta è ricoverato in ospedale dopo aver inalato del gas.

L'uomo, B.B., come spiega Maria Grazia Caligaris - presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme - "per gli operatori sanitari della Casa Circondariale di Cagliari aveva cessato di vivere alle prime luci dell'alba dello scorso 5 aprile quando in condizioni disperate era stato trasportato con l'ambulanza del 118 al Pronto Soccorso dell'ospedale Santissima Trinità".

Il giovane ucraino era invece sopravvissuto e "per una carente informazione tra i sanitari delle due strutture si è creato un equivoco sul decesso e la conseguente donazione degli organi".

Ma non solo: "Il paziente - prosegue Caligaris - risulta ormai in stato di libertà e quindi non più dipendente dalla Casa Circondariale. I sanitari quindi non hanno più avuto notizie ma non hanno neppure dialogato con loro quelli del nosocomio impegnati quotidianamente nel delicato compito di assistenza. Insomma si è creato un cortocircuito probabilmente dovuto alla mole di lavoro dei sanitari e forse anche al fatto che talvolta la solerzia nel voler archiviare situazioni complesse e dolorose nonché all'apparenza incontrovertibili, impedisce, com'è accaduto, di effettuare un approfondimento sul destino di una persona, che probabilmente avrebbe avuto necessità - conclude Caligaris - di un ascolto più costante e puntuale considerata anche la difficoltà ad esprimersi in un italiano compiuto".

L'augurio, chiude la nota, è quindi "che le Istituzioni dialoghiamo tra loro anche per garantire una informazione corretta".

(Unioneonline/s.s.)
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