Un allevatore di Ula Tirso, G.P., è stato condannato a 3 anni e quattro mesi più tremila euro di multa per ricettazione e maltrattamento di animali.

La vicenda risale a circa due anni fa e tutto nasce con la denuncia di alcuni proprietari di cani, soprattutto cacciatori, a cui erano stati portati via i fedeli compagni di tante battute di caccia.

Un fenomeno diffuso un po' ovunque e che spesso viene denunciato anche se non sempre è facile ritrovare gli animali. In questo caso sono state fondamentali le segnalazioni e soprattutto i microchip: grazie al piccolo dispositivo identificativo, infatti, le forze dell'ordine sono riuscite a scoprire subito che quei cani non erano di proprietà dell'allevatore, ma erano registrati a nome di altre persone.

A quel punto, oltre alla denuncia per ricettazione, scatta anche quella per maltrattamento viste le condizioni precarie in cui venivano tenuti i quattrozampe: erano legati con catene corte e in spazi molto stretti insufficienti per il benessere di un animale.

I cani invece vengono finalmente liberati da quella vita, quelli microchippati vengono restituiti ai proprietari mentre gli altri vengono portati in un canile a Macomer.

Oggi l'ultimo atto di una lunga vicenda giudiziaria, in cui uno dei proprietari dei cani - Davide Fanari di San Nicolò d'Arcidano - si è anche costituito parte civile con l'avvocato Cristian Stara.

Nella precedente udienza la pm Daniela Caddeo aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi, ma la giudice Elisa Marras è andata oltre quella richiesta e per G.P., difeso dall'avvocato Giancarlo Frongia, è arrivata la condanna a tre anni e quattro mesi oltre alla multa di tremila euro.
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