L'intervista a Francesco Rocca realizzata da Franca Leosini e trasmessa nel programma "Storie maledette" su Rai 3 fa ancora tanto discutere da finire ora in Parlamento. Un'interrogazione è stata depositata nella Commissione di vigilanza Rai per iniziativa del deputato nuorese del Movimento 5 Stelle, Alberto Manca. Porta la firma della parlamentare pentastellata Francesca Flati e rilancia le polemiche esplose il giorno dopo la trasmissione dell'intervista, andata in onda la sera del 7 giugno, legate soprattutto al mancato spazio riservato alle vittime.

La storia

Rocca, 49 anni, dentista con studio a Nuoro, è stato condannato in via definitiva all'ergastolo come mandante dell'omicidio della moglie Dina Dore, avvenuto a Gavoi la sera del 26 marzo del 2008. Il corpo della donna, che aveva 37 anni, fu ritrovato nel bagagliaio dell'auto, nel garage della sua casa, morta soffocata dopo che i killer le avevano avvolto il volto con il nastro da pacchi. Un delitto orrendo compiuto davanti alla figlioletta di otto mesi. Nell'intervista, proposta nella prima puntata della nuova serie del fortunato programma tv della Leosini, dal carcere di Alghero, Rocca si è difeso proclamandosi innocente e reclamando nuovi accertamenti per risalire all'identità di Ignoto 1 che - insisteva - «ha ucciso Dina». Per lo stesso delitto Pierpaolo Contu, minorenne all'epoca dei fatti, sconta una condanna a 16 anni come esecutore materiale dell'omicidio.

La contestazione

«Il servizio pubblico deve essere finalizzato ad una tutela dell'opinione pubblica -spiega Manca -. Prima di presentare quest'atto mi sono informato e ho cercato di capire presso la Rai perché si sia concesso lo spazio ad interviste di questo tipo senza garantire la possibilità di replica alla famiglia della vittima. La Rai dovrà spiegare «quali provvedimenti intende adottare per consentire un allineamento informativo, facendo emergere sia la verità processuale, che ha portato alla condanna in via definitiva, sia la storia raccontata dai familiari della vittima, per giusta evidenza dei fatti accertati giudizialmente e memoria della vita di Dina. Non ritengo adeguato che il servizio televisivo pubblico dia risalto a una persona condannata definitivamente in tre gradi di giudizio, senza garantire la possibilità alla famiglia della vittima di spiegare la sua versione dei fatti».

La replica

All'indomani della trasmissione, Franca Leosini aveva replicato alle polemiche: «Alle vittime dedico sempre il massimo, doveroso rispetto, ma il format di "Storie maledette" non contempla la partecipazione dei parenti, né degli avvocati di parte civile. Non rifaccio processi: cerco solo di capire cosa abbia portato il mio interlocutore a cadere nel vuoto di quella maledetta storia». ( m. o. )
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