Non solo proteggono dal coronavirus, ma superano anche le barriere comunicative. Sono le mascherine anti Covid-19 inventate da tre ragazzi non udenti, tra cui l'atleta paralimpica di Olbia, Ilaria Muresu, 20 anni. Ideate pensando ai bisogni delle persone con disabilità sensoriali. Sono trasparenti per non nascondere il sorriso e le parole. Per poterle realizzare e distribuire gratuitamente, i tre inventori hanno lanciato una campagna di raccolta fondi che, in poco tempo, ha raggranellato più di 2mila euro e la solidarietà di una sartoria olbiese che ne ha fabbricato mille gratis. Obiettivo: produrre mascherine trasparenti da donare a farmacie e centri riabilitativi di tutta Italia e a chiunque ne faccia richiesta.

In Parlamento

Antidoto all'isolamento per le persone affette da sordità, le mascherine con la finestra, utilizzabili per uso civile, non sono certificate per quello sanitario. E il caso, ieri, è approdato in Parlamento, all'attenzione del viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, del ministro della Salute, Roberto Speranza, e del commissario straordinario per l'emergenza Covid, Gian Domenico Arcuri. Se tutto va bene, le mascherine trasparenti voleranno a Roma per essere valutate dall'Istituto Superiore di Sanità. «Le mascherine normali ci fanno paura perché non riusciamo a capire nulla e perdiamo un sacco di parole non potendo leggere il labiale», ha scritto Ilaria, 20 anni, in una lunga lettera. Buttata giù con l'intento di lanciare un messaggio di sensibilizzazione alla sua comunità e alle istituzioni. Portata all'attenzione dell'ultimo Consiglio comunale di Olbia dalla consigliera di Coalizione civica e democratica, Ivana Russu.

Leggere il labiale

«In un momento così difficile per tutti, la sordità ci fa isolare ancora di più - prosegue Ilaria - perché è una disabilità invisibile ed è ancora più difficile da riconoscere quando si indossano le mascherine chirurgiche». Una battaglia trasversale e interregionale, quella di Ilaria e dei suoi amici Ivan Lombardo, che porta avanti la causa in Lombardia, e Sara Succurro, in Calabria, perché non solo le mascherine con la finestra sono indispensabili ai non udenti ma diventano utili anche per i soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico, spesso terrorizzati dalle mascherine coprenti. «Noi lottiamo per l'uguaglianza e per avere una dignità: quella di sentirci integrati dalla società», scrive Ilaria Muresu. Vittima di bullismo per la sua disabilita sensoriale, sente «solo con la lettura delle labbra e solo così posso capire quando qualcuno vuole deridermi o farmi del male». Perciò, suggerisce, «le mascherine trasparenti dovrebbero essere indossate da tutti». Perché un non udente non manifesta mai il suo disagio «per paura di non essere accettato, continuando a sentirsi diverso», aggiunge.

Scherma, che passione

Emarginati, soli e inascoltati. «Tutto questo provoca un danno enorme sia morale sia fisico perché non ci sentiamo più autonomi e per uscire siamo costretti a dipendere dagli altri per poter comunicare», lamenta. Ilaria è cresciuta sorda, senza la lingua dei segni, come tanti suoi coetanei, utilizzando l'approccio oralistico per comunicare: «Studiare la Lis è molto faticoso» soprattutto per chi, come lei, ha seguito un percorso riabilitativo logopedagogico. Ha cominciato a parlare a cinque anni. Ilaria fra qualche giorno ne compirà 22 e la neuropatia sensoriale di cui è affetta dalla nascita non le ha impedito di studiare al liceo scientifico e di diventare atleta di scherma paralimpica nazionale, oggi in forze nel più antico circolo sardo, il Circolo schermistico sassarese, nato nel 1926.

Tania Careddu

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