"La Sardegna è passata da zona gialla a zona arancione perché il 19 gennaio ha registrato un aumento di focolai nelle Rsa e negli ospedali, a cui si sono aggiunti due ricoveri in più nei reparti di terapia intensiva (da 51 a 53) che hanno fatto superare il limite massimo del 30 per cento di occupazione dei letti con il respiratore". Sono le parole dell'assessore alla Sanità, Mario Nieddu, che oggi ha riferito nella Sesta commissione del Consiglio regionale, sotto la presidenza di Domenico Gallus. Il tema: le decisioni prese dal ministero della Salute il 22 gennaio scorso e che hanno portato l'Isola in fascia arancione, con le conseguenti restrizioni in termini di spostamenti tra i Comuni e per ciò che attiene le limitazioni delle attività dei bar e dei ristoranti.

"Il giorno successivo alla firma del decreto Speranza - ha aggiunto Nieddu - abbiamo attivato, come da programma, i trenta posti della terapia intensiva dell'Azienda ospedaliera universitaria di Sassari e si è rientrati dunque ampiamente entro il tetto massimo di occupazione".

Tra i punti contestati dall'assessore, quelli riguardanti le "rigidità" e l'"automatismo" con i quali si procede per l'attribuzione delle zone di rischio alle Regioni ("fino al 12 gennaio scattavano le prescrizioni ora si va direttamente alle chiusure") e ha inoltre ribadito la richiesta affinché siano modificate le decisioni che riguardano la Sardegna, riportando così l'Isola in zona gialla, senza attendere i 14 giorni di vigenza del decreto del 22 gennaio.

"Rilevo inoltre - ha concluso - che una certa elasticità nel valutare le aree di rischio è stata riservata invece ad alcune Regioni, come la Basilicata e il Molise, che sono rimaste in zona gialla pur registrando un indice di contagio di molto superiore rispetto a quello della Sardegna".

Polemiche non sono mancate nel dibattito da parte della minoranza che ha evidenziato la correttezza dell'operato del ministro e ha inoltre lamentato i ritardi con i quali l'amministrazione regionale ha provveduto alla trasmissione dei dati relativi all'emergenza Covid, oltre, in generale, una sottovalutazione dei limiti di occupazione dei reparti della terapia intensiva e dei posti letto.

Ancora, Francesco Agus (Progressisti) ha espresso il timore che l'Isola possa restare in zona arancione per più di 14 giorni, ed Eugenio Lai (Leu) ha chiesto lumi sull'operato del "bed manager", domandando copia della documentazione inoltrata all'assessorato sull'occupazione dei posti letto.

Anche Gianfranco Ganau (Pd) ha parlato di una "generale sottovalutazione dei rischi", insistendo in particolare sull'attendibilità scientifica dei 21 criteri dell'Iss per la classificazione. Annalisa Mele (Lega) ha difeso l'operato di Nieddu e riaffermato "il superamento delle criticità che hanno determinato il passaggio della Sardegna in zona arancione", mentre Rossella Pinna (Pd) ha ricordato "che il declassamento della Regione era annunciato", precisando poi che dei trenta posti della terapia intensiva inaugurati lo scorso sabato a Sassari, in realtà soltanto 14 risulterebbero di nuova attivazione.

Antonello Peru (Udc-Cambiamo) si è soffermato sulle penalizzazioni che la zona arancione comporta per le categorie di baristi e ristoratori, invitando l'assessore a garantire "maggiore attenzione ai numeri e ai parametri che determinano le decisioni del ministero".

Pierluigi Saiu (Lega) ha definito "statici" i criteri utilizzati a Roma e ha etichettato come "assurda" la scelta del Governo di non tener conto del miglioramento di tutti gli indicatori riferiti alla situazione Covid in Sardegna.

(Unioneonline/s.s.)
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