Negativo a due tamponi, un paziente di 50 anni sabato è stato dimesso dall'ospedale Santissima Trinità di Cagliari e rispedito a casa, a Oristano. Ma durante il viaggio sull'ambulanza i volontari hanno ricevuto una chiamata da Is Mirrionis e sono stati costretti a tornare precipitosamente indietro: un terzo tampone, eseguito per scrupolo, aveva dato esito positivo. Così l'uomo - pur asintomatico - è stato nuovamente ricoverato nella terapia intensiva del reparto di Rianimazione; chi era all'interno del mezzo di soccorso invece, sprovvisto (pare) di tutto il vestiario di norma utilizzato in presenza di un paziente Covid, teme di essersi esposto a un possibile contagio.

La riapertura

Il 50enne sta bene. È stato portato in ospedale a marzo e di fatto è uno dei primi pazienti ricoverati per coronavirus a Cagliari. Con lui all'interno dell'ospedale del capoluogo ne restano quattro in Pneumologia e sette agli Infettivi. Tutti in buone condizioni, c'è un solo intubato che necessita della ventilazione assistita. Un numero assai ridotto rispetto al primo e più difficile periodo (circa un centinaio di letti occupati), anche perché tutte le persone contagiate dal Sars-Cov 2 che potevano essere gestite dal proprio domicilio (in quanto prive di sintomi) sono state mandate a casa. Ed è per questo che dal 3 giugno il Santissima Trinità ha cominciato a lavorare sulla prossima accoglienza dei pazienti non affetti da Covid-19, strada necessaria per riprendere in mano la normale gestione del presidio sanitario e garantire il fondamentale ciclo di cure ai malati. Non senza problemi, come ha dimostrato l'episodio dell'uomo dimesso e nuovamente ricoverato, e con la necessità di riportare allo stato originario i reparti trasformati nei mesi scorsi in punti di cura per chi era stato colpito dal virus (quello di Is Mirrionis è l'ospedale di riferimento per il Covid nel centro-sud Sardegna).

I vari reparti

La richiesta di riaprire è stata avanzata da Giorgio Steri, commissario dell'Azienda tutela della salute, e ieri dovrebbe essere arrivata la comunicazione ufficiale. L'Urologia, in parte trasferita in Ortopedia, presto tornerà nella sua ala e riprenderà la normale operatività (resterà attiva una sala operatoria per pazienti Covid); sono in via di ripartenza Infettivi, il day hospital, Medicina, Chirurgia, Cardiologia, Otorinolaringoiatria, Geriatria. Ma prima devono essere smantellate le sale rianimatorie sistemate nei singoli reparti. Ortopedia dovrebbe restare chiusa, mentre nello stesso reparto dell'ospedale Marino i posti sono tutti occupati.

Due settimane

"Stiamo riaprendo in sicurezza" sottolinea il direttore sanitario Sergio Marracini, a capo del Pou (il presidio unico di area), "lavoriamo sulle procedure quindi il meccanismo è un poco lento. Del resto servono maggiori attenzioni". La procedura: al pronto soccorso "se c'è un paziente che ha necessità di essere ricoverato, viene ricoverato. Cosa che prima non poteva accadere". Contestualmente sarà sottoposto al test anti Covid, procedura non prevista per chi ha necessità della sola consulenza. Inoltre "apriremo anche le 'seconde agende', cioè le visite rimaste in sospeso. I reparti specialistici ricominceranno da dove avevano interrotto". Per la ripresa a pieno regime serviranno più o meno "due settimane". Il rischio che il virus circoli c'è: gli asintomatici potrebbero essere numerosi (e tutti contagiosi), e tra poco arriveranno i turisti, i quali a loro volta potrebbero essere positivi. "Siamo pronti", assicura Marracini, "la partita non è finita ma sono ottimista: i pazienti ora arrivano con sintomi più lievi. Anche l'operaio emiliano ricoverato qualche giorno fa stava bene ed è stato dimesso".

Andrea Manunza

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