È confermata la legittimità della decisione con la quale il Consiglio comunale di Cagliari, nell'ambito del regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato sotto il sindaco Paolo Truzzu, ha stabilito, a salvaguardia della vivibilità e del decoro della città, il divieto d'incatenare biciclette «a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo», pena l'applicazione di sanzioni da 100 a 300 euro.

L'ha deciso il Consiglio di Stato con una sentenza con la quale ha confermato il rigetto espresso dal Tar Sardegna su un ricorso proposto dalla  Fiab di Cagliari.

I giudici di Palazzo Spada, premettendo che il divieto «non mira a modificare le zone in cui è vietata la sosta delle biciclette… ma a tutelare nell'ottica del decoro urbano quelle infrastrutture pubbliche che (…) insistono principalmente sui marciapiedi e sugli altri elementi di arredo urbano di piazze, parchi, scale, gallerie, portici, recinzioni di monumenti» e in relazione alle quali è già «generalmente vietata la sosta dei veicoli», hanno ritenuto che «la disposizione in questione non viola le norme del codice della strada».

Non solo, ad avviso del Consiglio di Stato «merita anche di essere evidenziato che non sussiste neanche la lamentata disparità di trattamento tra gli "utenti deboli” che si spostano con la bicicletta e gli “utenti forti” che si spostano con l'auto o con altri veicoli a motore, disparità di trattamento che è configurabile solo a fronte di perfetta identità delle situazioni messe a confronto e che non ricorre» in questo caso.  «Né, infine, la disparità, invocata in appello anche rispetto ai monopattini, appare in alcun modo dimostrata».

Infondate sono state poi ritenute anche le censure con le quali è stata dedotta l'erroneità della sentenza di primo grado per non avere rilevato la contraddittorietà del regolamento contestato con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. Si tratta di una valutazione discrezionale per la quale «il giudice non può sostituirsi all'amministrazione». 

(Unioneonline)

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