Avendo quasi tutti indice di contagio non rilevabile, i comuni sardi procedono in ordine sparso nell'applicazione dell'ordinanza di Christian Solinas che consentiva ai sindaci di disporre riaperture anticipate nei paesi dove R(t) è minore di 0,5.

Non riapriranno Cagliari e Sassari, entrambe con indice superiore alla soglia. La città del Nord Sardegna è a 0,96 addirittura. E non riapriranno i comuni della Città Metropolitana, sebbene l'indice di contagio accorpando tutti i paesi sia fermo a 0,45. I sindaci avevano concordato di riaprire, nel caso, tutti assieme, ma Cagliari non può.

Gli altri, dicevamo, procedono in ordine sparso. Con la scure del governo che pende, vista la lettera alle Regioni di Francesco Boccia. Dà il via alle riaperture Settimo Nizzi a Olbia: serrande su per parrucchieri, estetisti, tatuatori, negozi di abbigliamento e calzature, gioiellerie. Come Nizzi fa il collega di Stintino Antonio Diana.

Stessa decisione presa dalla prima cittadina di Carbonia Paola Massidda: "Si intravede la luce in fondo al tunnel per le nostre famiglie e gli esercizi cittadini. Da lunedì si riparte gradualmente". Riaprono fino al 17 maggio parrucchieri, estetisti, tatuatori ed esercizi commerciali per la vendita al dettaglio, come i negozi di abbigliamento.

E si riparte anche a Villasimius, con l'ordinanza firmata dal sindaco Gianluca Dessì che dispone le stesse riaperture. "Non si può posticipare, al momento non registriamo casi ed è necessario far ripartire il commercio locale e quelle poche attività legate ai servizi alla persona". Lunedì in paese inizieranno anche i test sierologici.

Stessa decisione a Carloforte del sindaco Salvatore Puggioni: "La nostra isola non ha registrato alcun contagio - sottolinea il primo cittadino - pertanto siamo nelle condizioni di poter riaprire prestando sempre la massima attenzione e monitorando costantemente la situazione". E a Burcei, dove la prima cittadina Giovanna Zoncheddu ricorda come "sino ad oggi nel nostro paese non si sono verificati casi di contagio". "Ricordiamo - avverte - che l'emergenza non è finita, stiamo pian piano ripartendo e dobbiamo essere responsabili".

Riparte anche Morgongiori. Nel piccolo comune dell'oristanese serrande su dall'11 maggio, su decisione del sindaco Renzo Ibba. Idem per Dolianova, zero casi, dove il sindaco Ivan Piras parla di "decisione coraggiosa, frutto di una sensibile attenzione verso i nostri operatori economici". E il via libera arriva anche a Sennori, dal sindaco Nicola Sassu: nel paese dall'inizio dell'emergenza si sono verificati nove casi, solo uno di loro oggi è ancora positivo.

Riapertura a metà a Sant'Antioco, dove il sindaco Ignazio Locci ha dato il via libera solo ad abbigliamento, calzature, profumerie e gioiellerie. Niente parrucchieri, estetisti e servizi alla persona: "In assenza di linee guida era impensabile mandare allo sbaraglio i nostri professionisti, per ora non siamo in grado di garantire i livelli di sicurezza essenziali per le professioni che presuppongono un contatto diretto tra individui. Mancano regole certe e uguali per tutti".

Niente riaperture negli altri capoluoghi di provincia. Le serrande restano abbassate a Nuoro e Oristano

Nel Nord Sardegna, come Sassari e Porto Torres, e a differenza di Olbia, Alghero e Santa Teresa Gallura scelgono la prudenza.

Il sindaco algherese Mario Conoci chiede di pazientare un'altra settimana: "Si rende necessario valutare ancora con attenzione la decisione sulle riaperture. Alghero ha una situazione altamente confortante dal punto di vista sanitario, oggi il numero di contagi si è ridotto a soli 3 casi, ma è opportuno che vengano fatte ulteriori valutazioni anche su base territoriale, tenuto conto della situazione della vicina Sassari". Questa valutazione, aggiunge, "è stata fatta insieme ai sindaci di Nuoro e Oristano, città con un numero di abitanti analogo al nostro, e dopo la decisione della Città metropolitana di Cagliari di non riaprire lunedì e della impossibilità di apertura della città di Sassari. Con il sindaco di Nuoro Andrea Soddu e di Oristano Andrea Lutzu abbiamo ritenuto opportuno assumere una linea comune"

Parla di decisione "travagliata e difficile" il primo cittadino di Santa Teresa Gallura Stefano Pisciottu: "Sono convinto che non spetti al sindaco riaprire le attività che sono state chiuse con decreto del presidente del Consiglio dei ministri e che non rientrano fra quelle riaperte dal 4 maggio con il DPCM del 26 aprile". "Il mio dovere - aggiunge - è innanzitutto quello di tutelare la salute pubblica", poi critica Solinas che "non ha disposto una riapertura in modo ordinario e lineare". Il sindaco ricorda anche come manchino i protocolli anti-Covid per la sicurezza dei lavoratori e dei clienti.

Secco no anche dal sindaco di Iglesias Mauro Usai, dopo aver valutato la situazione ed essersi confrontato con l'Anci, le parti sociali e il prefetto di Cagliari Bruno Corda: "L'indice R(t) di trasmissibilità dell'infezione risulta 'non classificabile' e quindi non superiore o inferiore rispetto al tetto dello 0,5%", spiega in una nota il primo cittadino. Che indica poi gli altri motivi: "L'assenza di protocolli di apertura chiari per gli esercizi commerciali e di linee guida da parte dell'Inail. E infine l'esigenza di attendere una settimana per acquisire protocolli e linee guida più chiare, al fine di tutelare sotto il profilo penale, civile e patrimoniale gli esercenti".

Verso il no anche Macomer. "Siamo in grandissima difficoltà - afferma il sindaco Antonio Onorato Succu -. Intanto perché l'indice R(t) non è stato fornito, poi perché siamo in attesa che l'Inail ci dia le linee guida per dispositivi e sanificazioni. Non ultimo perché la nostra situazione è resa ancora più difficile dal nuovo positivo e dalla valutazioni di altri tamponi che ci devono fornire risultati entro qualche ora. Aprire con queste incertezze non credo sia possibile".

Poi c'è chi sta valutando la possibilità di riaprire dall'11, e attende chiarimenti, come il sindaco di Tortolì Massimo Cannas. "Siamo in attesa che venga chiarito il significato di R(t) indicato come 'non classificato' dalla Regione nel nostro caso. Non appena verrà chiarito questo aspetto possiamo procedere con le aperture, non prima. Bisogna tornare al lavoro solo in sicurezza".

LE REGOLE PER CHI RIAPRE - Pur mancando ancora dei protocolli ufficiali, sia a livello nazionale che regionale, per chi riapre restano ferme le indicazioni del Comitato tecnico scientifico che affianca il governo. Tutti i negozianti dovranno far rispettare il distanziamento tra clienti ed evitare gli assembramenti. Obbligo di mascherine per titolari e clienti, consigliato l'uso di guanti. Centri estetici e attività relative ai servizi alla persona lavoreranno su appuntamento e utilizzeranno teli, camici e asciugamani monouso.

Detto ciò, si attendono le mosse del governo che potrebbe a questo punto impugnare l'ordinanza di Solinas come ha fatto con la Regione Calabria (vincendo) e la Provincia Autonoma di Bolzano (qui è ancora attesa la sentenza del Tar).

(Unioneonline/L)
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