"La crisi di governo è aperta", dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (M5S) Stefano Buffagni.

"Nessuna crisi di governo e nessuna nostalgia del passato, lavoriamo per unire e per dare lavoro, sviluppo e futuro all'Italia. Col buonsenso si risolve tutto" replica invece il leader della Lega Matteo Salvini.

Quel che è certo è che all'interno del governo giallo-verde è durissimo lo scontro sulla Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione che i pentastellati vorrebbero bloccare e che invece per il Carroccio non è indiscussione.

Dell'aspra diatriba in seno all'esecutivo ha parlato oggi Luigi Di Maio, invitando l'alleato leghista a non comportarsi "da bambino" e invitandolo a tornare a Roma, perché "in questo weekend c'è da lavorare".

Sempre più ai ferri corti, insomma. Il ministro del Lavoro mette una dietro l'altra le tappe che hanno portato allo scontro odierno e assicura: "Quella del Movimento non è una volontà ideologica, noi non siamo contro l'alta velocità, le infrastrutture e il trasporto ferroviario".

Ricorda il contratto di governo, che recita come l'esecutivo si debba impegnare a "ridiscutere integralmente" l'opera. L'analisi costi-benefici, che ha dimostrato il "fondamento scientifico delle nostre opinioni".

E arriva ad oggi. "Ora deve iniziare l'interlocuzione tra Italia e Francia per dare seguito a quanto scritto nel contratto, e se stai per ridiscutere un'opera non puoi vincolare miliardi di euro degli italiani per quell'opera che va ridiscussa".

Ricorda il gasdotto Tap, Di Maio: "Siccome era un'opera in stato avanzato, l'analisi costi benefici diceva che dovevamo andare avanti, e così abbiamo fatto, nonostante noi non fossimo d'accordo".

E ancora: "Non si può mettere a rischio un governo, come ha detto ieri Salvini, per un punto che è all'interno del contratto di governo. È da irresponsabili, è assurdo, paradossale, così mettiamo a rischio il reddito di cittadinanza, quota 100, la legittima difesa, i risarcimenti ai truffati delle banche", continua il vicepremier. Che poi lancia due stoccate all'alleato leghista: "Cosa sarebbe potuto accadere se avessi messo in discussione la legittima difesa o il decreto sicurezza, tutti provvedimenti entrati nel contratto in quota Lega?"

Questa la prima, poi la seconda, riferendosi alle frasi di Salvini di ieri sera ("Vedremo chi ha la testa più dura"): "Dire che è una questione di testa dura è un discorso da bambini, qui parliamo di non mettere a rischio i soldi degli italiani".

"Se poi mi si dice che non si vuole più ridiscutere l'opera, allora c'è un problema sul contratto di governo: Salvini non può decidere da solo", continua il leader M5S.

Infine: "Ho chiesto a Conte di lavorare affinché lunedì non vengano vincolati i soldi italiani per un'opera che è da ridiscutere. E Salvini non può dire che ci vediamo lunedì, perché questo è un fine settimana di lavoro, in cui dobbiamo portare a casa gli obiettivi prefissati nel contratto di governo".

Poi arriva il momento delle domande dei giornalisti. E Di Maio disinnesca la minaccia sul caso Diciotti: "Non facciamo mercimoni, non c'è la volontà di utilizzare la Tav per mandare Salvini a processo".

E il leader della Lega? Lui risponde con un fiore su Twitter. Non dedicato a Di Maio, ovviamente: "Amiche, vi voglio bene".

(Unioneonline/L)
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