Jack Bennet è un eroe inconsueto nel panorama della narrativa per ragazzi. Non ha super poteri e non ambisce particolarmente ad averne. È però incredibilmente curioso e non ha paura di affrontare l'avventura.

E non teme di attraversare mondi sconosciuti e di incappare in personaggi improbabili e inquietanti se c'è da scoprire qualcosa di nuovo. Anche perché Jack qualche potere speciale lo ha: la sua gentilezza e l'innata buona educazione che gli consentono di trovare sempre nuovi amici e alleati con cui fronteggiare ogni sfida.

Ma forse è meglio cominciare da principio e spiegare meglio chi è Jack Bennet. Intanto è un personaggio nato dalla fantasia di Fiore Manni, artista e conduttrice televisiva molto conosciuta tra giovani e giovanissimi per il programma tv "Camilla Store".

Jack è un ragazzino che nella sua prima avventura (Jack Bennet e la chiave di tutte le cose, Rizzoli, 2018) ha poco più di dieci anni e ogni mattina si alza, si avvolge attorno al collo la lunga sciarpa a righe azzurre lasciatagli in eredità dal padre ed esce per le vie fumose di una Londra che sembra uscita direttamente dai romanzi di Charles Dickens.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Lavora in fabbrica Jack, e così provvede a sé stesso e alla madre. Poi una mattina incontra uno strano personaggio che gli offre una chiave per viaggiare in mondi sconosciuti e bislacchi. Mondi che mancano tantissimo al protagonista quando all'inizio della sua seconda avventura, Jack Bennet e il viaggiatore dai mille volti (Rizzoli, 2019, pp. 280) si ritrova costretto ad andare a scuola e si vede impegnato in mesi e mesi di apprendistato noioso e ripetitivo nella campagna inglese al seguito del suo mentore, il padre di Tutte le Cose. Jack sbuffa, si annoia, soffre la scuola fino a che un evento inatteso non lo riporta in viaggio, non lo trascina in un'avventura nuova tra palazzi infestati da incubi, un misterioso circo che nasconde tante insidie e la vigilia di una guerra che sta per scoppiare. Riuscirà Jack a impedirne lo scoppio?

Senza pretendere la risposta a questa domanda parliamo della seconda avventura di Jack Bennet proprio con l'autrice del libro, Fiore Manni che il 23 e 24 novembre sarà a Quartu Sant'Elena per la quattordicesima edizione di "Giocomix", il festival del gioco e del fumetto.

La prima cosa che le chiediamo è come nasce un nome tanto da romanzo ottocentesco come Jack Bennet.

"All'inizio il mio protagonista si chiamava Jack ma non aveva un cognome. Quando l'ho scelto volevo che fosse speciale e l'ho preso in prestito da Jane Austen così da rendere omaggio a questa grande scrittrice. Bennet è, infatti, il cognome dei protagonisti di Orgoglio e pregiudizio".

Come è cambiato Jack dalla prima avventura?

"Intanto sono passati due anni e Jack è meno bambino che nel primo libro. Ha un nuovo ruolo perché è diventato l'apprendista del padre di Tutte le Cose ma paradossalmente non è contento fino in fondo di questa possibilità".

Cosa lo preoccupa?

"Più che altro gli mancano i viaggi e l'avventura. Scalpita, vorrebbe sempre vedere nuove cose, conoscere il mondo mentre il suo mentore lo porta a conoscere l'Inghilterra, lo tiene a freno. Inoltre, Jack deve affrontare dei problemi che prima non aveva, quelli legati alla scuola".

Ma avendo frequentato il padre di Tutte le cose non dovrebbe essere un secchione?

"Insomma, mica tanto. Si sente un pesce fuor d'acqua nella quotidianità, non riesce a integrarsi con la classe, è un pessimo studente. Non per nulla prenderà al volo l'opportunità di ricominciare a viaggiare quando il padre di Tutte le Cose sparirà misteriosamente. Jack preferirà tornare a viaggiare anche se è solo e i rischi non mancano piuttosto che rimanere e affrontare la quotidianità".

In questo libro Jack non è più il bambino della prima avventura. È cresciuto, ma non per questo si sente meglio nel mondo, vero?

"Comincia ad avere i classici problemi dell'adolescenza, con l'aggiunta che in questo momento di passaggio non l'aiuta essere introverso e timido".

Eppure, Jack riesce a non chiudersi del tutto e trova sempre compagni di viaggio. Come fa?

"Ci riesce grazie al suo desiderio di aiutare gli altri, alla sua naturale empatia. Questo desiderio di essere vicino agli altri lo spinge ad agire, a muoversi".

Ma quanto c'è di Fiore Manni in Jack?

"Certamente c'è una parte di me nel mio protagonista, forse per il fatto che anche io a scuola mi sentivo un pesce fuor d'acqua quando ero bambina. Alla fine, Jack come tanti bambini affronta meglio la vita in mondi di fantasia. Riesce a giocarsela alla pari con un drago e non ci riesce con il proprio maestro. Si sente più a suo agio in situazioni straordinarie e folli come capita a molti di noi quando siamo piccoli".

Continuerà a vivere avventure Jack?

"Credo di sì, ho ancora storie che lo riguardano da raccontare".
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