Oggi inizia il lungo cammino della celebrazione di una data importante per il nostro giornale: il 13 ottobre 2019, quando L'Unione Sarda festeggerà il 130° compleanno. Un traguardo straordinario per uno dei quotidiani italiani più longevi che ha superato indenne due guerre mondiali, crisi economiche e ogni genere di difficoltà editoriali, finanziarie e politiche. Nella sua ultra secolare storia non è uscito solo per due brevi periodi: tra il gennaio e l'aprile del 1924, in pieno regime mussoliniano, per la chiusura decisa dal tribunale in seguito alle lotte interne tra i fascisti “ortodossi” e i sardofascisti. E dal maggio al novembre del 1943 quando le bombe angloamericane devastarono gran parte della città colpendo pure la sede di viale Regina Elena. A parte quelle due parentesi, il giornale non è mai mancato all'appuntamento con i suoi lettori.

Un simbolo - L'Unione Sarda è uno dei simboli di Cagliari. La sua collezione, custodita nella sede di Santa Gilla e nelle più importanti biblioteche, raccoglie le cronache dell'intera Sardegna e racconta ogni giorno, a cominciare da quel lontano 13 ottobre 1889. Tutto inizia nell'autunno di quell'anno, in vista delle elezioni comunali e provinciali di novembre mentre si accende il dibattito politico tra i gruppi del partito liberale che riflettevano a Cagliari gli equilibri e i contrasti romani.

La sede di viale Regina Elena (Archivio L'Unione Sarda)
La sede di viale Regina Elena (Archivio L'Unione Sarda)
La sede di viale Regina Elena (Archivio L'Unione Sarda)

Il settimanale - Intanto bisogna fare chiarezza sulla data del compleanno. La testata “L'Unione Sarda” compare per la prima volta domenica 6 ottobre come numero di saggio, con il sottotitolo “Giornale Settimanale Politico Amministrativo Letterario”, di quattro pagine di grande formato, stampato dalla tipografia Timon e dal costo di 5 centesimi. Non figura il nome del direttore, ma gli storici individuano il primissimo nell'avvocato Andrea Cao Cugia. Il gerente è un tal Vincenzo Pinna, forse un tipografo. La sede della redazione trovò posto nella via delle Monache Cappuccine, oggi via Cima, angolo con via Manno.

La crescita - Al numero di saggio, a partire dalla domenica successiva, si susseguirono nove fogli sino all'8 dicembre. Il 13 ottobre, dunque, esce il numero uno, mentre il settimanale si trasforma in quotidiano domenica 17 dicembre (numero 10 del primo anno). Quel giorno si presentò con una nuova e più forte testata e col sottotitolo “Giornale politico quotidiano”. Direttore il ventitreenne Marcello Vinelli che veniva dal concorrente L'Avvenire di Sardegna, fondato nel 1871 e che deteneva saldamente la piazza cittadina. Fu proprio il direttore dell'Avvenire, l'ex garibaldino e brillante giornalista Giovanni De Francesco, ad annunciare il 14 dicembre, in un trafiletto, che a breve L'Unione Sarda sarebbe diventato quotidiano. L'uscita fu più rapida di quanto De Francesco avesse previsto e di lì a tre giorni si presenta il nuovo quotidiano che nel volgere di quattro anni costringerà L'Avvenire alla chiusura. Fu la prima vittima della sua lunga storia che in 130 anni ha visto nascere diversi “competitor” con cui si è dovuto confrontare sul mercato cittadino e regionale, ma tutti alla fine sconfitti dalla “dura lex” dell'Unione.

Le sedi - L'angusta prima redazione nel dicembre 1891 si trasferì in una palazzina in viale Umberto I (l'attuale viale Regina Margherita ai numeri 67-69) per poi passare nel luglio del 1916 nello storico edificio di viale Regina Elena dove vennero utilizzate le prime quattro moderne linotype che rivoluzionarono il lavoro tipografico e una rotativa in grado di stampare sei pagine. E lì la sede è rimasta sino al 2011.

Il nome della testata - Il nome “L'Unione Sarda” non è casuale, ma come ricorda l'ex direttore Gianni Filippini nel bel volume da lui curato per l'anniversario dei 120 anni, fu ispirato ai fondatori da un'associazione e da un giornale piemontesi di stampo liberale e origini risorgimentali, che puntavano all'unità nazionale. Il desiderio di contribuire all'unificazione dei sardi è espresso con richiami precisi e insistiti nell'editoriale apparso nel numero di saggio e intitolato “Ai lettori”, nel quale si delineano le intenzioni del nuovo giornale.

Largo Carlo Felice (Archivio L'Unione Sarda)
Largo Carlo Felice (Archivio L'Unione Sarda)
Largo Carlo Felice (Archivio L'Unione Sarda)

Il quadro politico - La vita politica cagliaritana e provinciale nel penultimo decennio dell'Ottocento - sottolinea lo studioso Gianfranco Murtas nel corposo volume “Cagliari 1889” - era dominata da due partiti, o meglio da due correnti dello stesso partito, la Sinistra Liberale di Giolitti, che si differenziavano per le posizioni e le scelte dei leader piuttosto che per divergenze ideologiche e dissensi di carattere programmatico. I contrasti, anche personali, dei capi si riflettevano sui gruppi dirigenti con accesi scontri politici. Un partito era guidato dal parlamentare sardo più importante a livello nazionale, Francesco Cocco Ortu, in quel periodo sottosegretario di Stato, che faceva riferimento a Roma all'ala del ministro e poi capo del governo Giuseppe Zanardelli. Era sostenitore di un decentramento, di una maggiore autonomia e di una legislazione speciale per la Sardegna. L'altro era capitanato da Francesco Salaris, vicino a Francesco Crispi e ad Agostino Depretis, più centralista e moderato, appoggiato dall'Avvenire di De Francesco.

In campo - Per questo motivo, in vista delle imminenti elezioni di novembre, si decise di pubblicare L'Unione Sarda. In pochi numeri il giornale non poté influire più di tanto sull'umore dell'opinione pubblica e gli attacchi a Ottone Bacaredda non fermarono la vittoria dell'astro nascente della politica cagliaritana, che resterà sindaco sino al 1921.

Una colletta tra amici - L'Unione viene alla luce, dunque, con uno scopo prettamente elettorale, grazie all'autofinanziamento e all'entusiasmo di un gruppo unito dagli ideali politici comuni. A prendere l'iniziativa fu il deputato Enrico Lai, coccortiano di ferro, il quale propose il nome L'Unione Sarda agli amici riuniti per discutere la fondazione e trovò tutti d'accordo. In quei primi mesi pionieristici i giornalisti erano gli stessi fondatori, più collaboratori che firmavano con pseudonimi. Con l'arrivo di Vinelli, un autentico cronista capace di fare tutto in redazione, dal direttore all'articolo di nera, si iniziò a lavorare con professionalità.

Una vera scommessa - Il nuovo giornale fu una grande scommessa perché sulla piazza cittadina c'era consolidato L'Avvenire di De Francesco e, in quel periodo particolarmente ricco di iniziative editoriali, uscivano diversi periodici e fogli politici e culturali. Si può pensare che i fondatori, e con loro i primi proprietari, non fossero convinti di tenere a battesimo un giornale destinato a vivere molto a lungo. L'obiettivo era dunque dichiaratamente politico: regolare i conti tra le due fazioni dei liberali sardi e influire nell'imminente scadenza elettorale.

Tempi duri - A quel tempo i giornali uscivano e morivano nel volgere di brevi periodi. Le ragioni sono evidenti, considerati i numeri dell'epoca che lasciavano poco spazio al progetto per un secondo quotidiano cagliaritano. Nel 1889 la città contava 40 mila abitanti. I sardi complessivamente erano 700 mila. L'indice di analfabetismo altissimo, tra il 90 per cento del 1861, anno dell'Unità d'Italia, e il 70 per cento del 1901: in pratica tre cagliaritani su quattro non sapevano leggere né scrivere. Gli studenti delle secondarie erano 1200 e gli universitari solo 150. Quanti sarebbero stati i possibili lettori? I conti sono presto fatti. In più bisogna aggiungere le difficoltà per la vendita: in città esisteva una sola edicola e i trasporti di allora rendevano difficile la distribuzione.

La sfida - Sembrava una missione impossibile, eppure il successo dell'Unione Sarda non tardò ad arrivare in breve tempo, anche se il gruppo coccortiano perse le elezioni. Grazie alla puntualità e varietà delle notizie (presto L'Unione si avvalse di un corrispondente da Roma da meno di vent'anni diventata capitale d'Italia) conquistò lettori e consensi. L'avvento della piccola pubblicità e delle necrologie, nel 1894, incideranno in modo decisivo nei conti economici e nella radicalizzazione della testata. L'Avvenire, incapace di reggere la concorrenza, chiuderà nel 1893, resteranno solo L'Unione a Cagliari e a Sassari La Nuova Sardegna, fondata nel 1891.

Carlo Figari
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