Si profila una speranza per gli ergastolani sardi che, come Mario Trudu, detenuto da 40 anni, attualmente nel carcere di Massama, non hanno mai potuto fruire di un permesso.

Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo diritti e riforme, ricordando come con una recente sentenza la Consulta ha sancito l'incostituzionalità dell'articolo che nega la possibilità di accedere a qualsiasi beneficio penitenziario ai condannati all'ergastolo.

"La recentissima sentenza della Corte Costituzionale, presieduta da Giorgio Lattanzi - osserva Maria Grazia Caligaris - non solo afferma il principio che i benefici costituiscono la necessaria graduale risposta al percorso di cambiamento iniziato dal detenuto, pur se colpevole di un grave reato, ma valorizzano anche il lavoro che il sistema penitenziario mette in atto per ristabilire un corretto rapporto tra la società e chi si è macchiato di una grave colpa. Negarli quindi significa mortificare l'impegno quotidiano degli operatori penitenziari".

Per la presidente dell'associazione umanitaria, il caso di Mario Trudu, nato ad Arzana nel 1950, in carcere dal 1979, diplomato all'Istituto d'Arte di Spoleto, autore di due libri, è emblematico.

Finora infatti non ha potuto fruire di alcun beneficio e con l'età vive una condizione di salute difficile.

"L'unica concessione del Dap, il dipartimento penitenziario, è stato il suo trasferimento, dopo diverse istanze con esito negativo, nel Carcere di Oristano-Massama - ricorda Calligari - l'auspicio è che il pronunciamento della Consulta si applichi a tutti i casi previsti, come quello segnalato, ma che diventi anche un'occasione di dibattito sereno sulla funzione propria del "fine pena mai", se possa essere uno strumento utile per la società e perfettamente in linea con quanto stabilisce la Costituzione".
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