Quando torneremo a viaggiare, tireremo fuori dal ripostiglio di casa i nostri trolley impolverati e li faremo correre veloci nel corridoio di un aeroporto, per l'urgenza di volare via dall'incubo che ci ha rubato già un anno di vita. Non ci verrà in mente, presi dalla frenesia, di ringraziare chi ci ha reso così comodo circolare col guardaroba appresso. Nessuno ci fa caso, del resto. Eppure quella dei bagagli che si spostano con un dito è una storia affascinante, che passa attraverso le vite di tre personaggi originali e pittoreschi. Oggi le valigie hanno tutte le ruote, ma chi è nato prima degli anni '80 ha conosciuto il periodo in cui i pochi possessori di trolley erano guardati con invidia dagli altri viaggiatori. La maggior parte della gente si muoveva con grandi ingombri da trascinare o sollevare, e l'unico sollievo era dato - negli aeroporti, perlopiù - dai carrelli che consentivano di trasportarli un po' più agevolmente.

L'invenzione della ruota ha cambiato le sorti dell'umanità; quella delle rotelle magari ha avuto minore impatto, ma ci ha reso la vita un po' più facile, almeno in vacanza o durante le trasferte di lavoro. Ed è anche una di quelle di cui è più contesa la paternità. Chi ha visto This must be the place, il film di Paolo Sorrentino con Sean Penn uscito dieci anni fa, ha appreso che il colpo di genio si deve a Robert Plath, un ex pilota di aerei. Ma non è proprio così. Plath è stato il primo, dopo il 1987, a commercializzare e sfruttare appieno economicamente un'idea che veniva da lontano. Risale a 50 anni fa la domanda di brevetto depositata negli Stati Uniti da Bernard D. Sadow, che poi ottenne la licenza l'anno successivo. Per una coincidenza, Sadow è morto proprio nelle settimane in cui veniva completata la rifinitura della pellicola che riconosce tutti i meriti a Plath. In questi giorni di inizio primavera ricorrono i dieci anni dalla sua scomparsa.

Nato nel 1925 a New Bedford, nel Massachusetts, dopo aver prestato servizio nella Marina militare americana durante la seconda guerra mondiale Sadow iniziò a guadagnarsi da vivere vendendo valigie. Ma poiché aveva un'intelligenza acuta e creativa, ben presto si mise a lavorare sul design e sulla funzionalità dei bagagli, senza limitarsi a smerciarli. Sono molti i brevetti di piccole trasformazioni da lui ideate.

Quella più importante però riguarda appunto la modalità di trasporto. L'ex marine applicò a una valigia quattro rotelle, che consentivano di trascinarla comodamente per mezzo di una cinghia flessibile. Fu il primo passo dell'umanità verso l'addio alla schiavitù dei pesi da portarsi dietro con la forza dei muscoli.

Va detto che il successo commerciale della sua invenzione fu relativamente limitato. Nel frattempo però Robert Plath, spostandosi da una parte all'altra del mondo per il suo lavoro di pilota della Northwest Airlines, pensò che poteva esserci un sistema più agevole per rendere trasportabile il contenitore dei suoi effetti personali. Perché farlo scorrere su quattro ruote? Ne bastavano due: una maniglia allungabile avrebbe consentito di trasportare la valigia inclinandola di circa 45 gradi nella direzione di marcia. Era la nascita del trolley come lo conosciamo adesso: inizialmente creato solo per i colleghi degli altri equipaggi di volo, poi i comuni viaggiatori lo videro e lo trovarono interessante. Si era formata la domanda del nuovo prodotto: Plath creò l'offerta fondando l'azienda Travelpro, ancora oggi tra le prime produttrici di valigie. Sia lui che Sadow, però, erano stati preceduti da un genio in parte incompreso, uno spirito d'artista che è stato ferito dall'orrore della guerra, ha combattuto, ha studiato, ha dato sfogo alla sua creatività. E ha inventato tante cose. Alfred Krupa è una figura per certi versi ancora misteriosa, di lui non si sa tutto. È nato nel 1915 in Polonia e si è diplomato all'Accademia di belle arti di Cracovia, prima di incappare nella persecuzione nazista: avendo anche sangue ebreo, fu deportato in Germania ma riuscì chissà come a riparare in Jugoslavia. Sua sorella Hilgard Marie fu meno fortunata, e morì nella fornace di Auschwitz nel 1944, a 25 anni. Alfred si unì a un gruppo di artisti croati antifascisti, che ancora durante la guerra riuscirono a organizzare una storica "Mostra partigiana". Gli capitò tra l'altro di soccorrere un gruppo di soldati inglesi che avevano dovuto compiere un atterraggio forzato in Croazia: tra questi c'era anche Randolph Churchill, figlio del primo ministro britannico Winston. Per questo ricevette una medaglia al valore dal Regno Unito.

Fu sempre in Croazia, a Karlovac, che Krupa si stabilì per il resto della vita, sposando una ragazza del posto, e superò all'Accademia di belle arti di Zagabria gli esami necessari per far riconoscere il titolo di studio già conseguito in Polonia. Dipingeva, ma non solo: gli piaceva inventare nuove cose, spesso ispirato dai tanti sport che amava praticare. Ideò per esempio un tipo di guantoni da boxe gonfiabili, e da qualche parte si dice erroneamente che creò anche degli sci d'acqua, invenzione che invece è precedente: quello che costruì artigianalmente Krupa era di fatto un antenato del Sup (Stand up paddle), la tavola simil-surf su cui ci si sposta con una specie di pagaia, diventata di moda anche nelle nostre coste ma solo negli ultimi anni.

Molte delle sue invenzioni erano legate al mare: riuscì a predisporre un sistema antiaffondamento per natanti di medie dimensioni, e potrebbe essere stato tra i primi a realizzare una barca col fondo di vetro, per osservare i fondali durante la navigazione. Tutto sommato, la creazione del trolley fu una delle più semplici, dal punto di vista tecnico: nel 1954 aggiunse delle rotelle a una valigia, una foto in bianco e nero lo ritrae mentre la trascina grazie a una cinghia, proprio come avrebbe fatto Sadow più di 15 anni dopo. Non si sa se il valigiaio del Massachusetts conoscesse l'opera di Krupa, probabilmente no: anche perché il poliedrico artista polacco-croato aveva tentato inutilmente di brevettare a Belgrado alcuni suoi lavori, ma si era arreso davanti alle lungaggini burocratiche. Aveva contattato per lo stesso motivo anche l'ambasciata britannica, visti i buoni rapporti nati col salvataggio di Churchill junior, ma senza miglior esito. Come una specie di George Best delle invenzioni, di Krupa si ricorda un grande talento che ha portato però a risultati poco concreti: tanto a lui bastava la sua vita serena con la famiglia a Karlovac, dove si spense a 74 anni, nel 1989. Proprio mentre, in tutto il mondo, i viaggiatori scoprivano la comodità di quelle rotelle che Alfred aveva escogitato 35 anni prima.
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