Il fascino delle macchine funzionanti di Leonardo
In Campo San Barnaba la mostra permanente (dal 2001) dedicata al fondatore Gianni TarchianiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In Campo San Barnaba, nell’omonima chiesa nel sestiere di Dorsoduro, è ospitato il Museo delle macchine funzionanti, tratte dai codici del genio universale di Leonardo Da Vinci. La mostra permanente, presente dal 2001, curata dalla Matart e dedicata al fondatore Gianni Tarchiani, è una collezione in continuo sviluppo, unica nel suo genere, raffigurante i molteplici studi ed esperimenti che Leonardo fece durante la sua vita, approfondendo i cinque temi principali sui quali ha dedicato la sua creatività geniale: il volo, la guerra, la meccanica, l’edilizia e l’idraulica. I modelli, ricreati utilizzando i disegni dei Codici, offrono una prospettiva diversa dalla concezione che lo vede soprattutto come pittore, perché esaltano la sua universalità di interessi. L’allestimento è ricco e organizzato secondo sezioni presentate e descritte da pannelli esplicativi, in cui si ripercorrono la biografia e le idee dell’artista. Una delle prime tappe porta l’attenzione sulla lampada che Leonardo aveva disegnato nel suo periodo francese e che rivela la multifunzionalità dell’oggetto, pensato per diventare anche una fontana.
Il piatto centrale era infatti ideato concavo per tenere lo sgrondo dell’acqua. Aveva previsto che, usando del mastice, si poteva riempire d’acqua per dare un effetto simile a quello di una lente d’ingrandimento. Uno dei campi in cui l’artista risulta più innovativo è sicuramente la meccanica. L’analisi che le dedica riguarda non solo il risultato dell’assemblaggio di macchine semplici, ma l’approfondimento della funzione e della specificità di ogni elemento: l’argano, la leva, la carrucola, il cuneo, la vite, in modo da poterle applicare a meccanismi complessi. Si procede così con il martello a camma, che è un organo meccanico destinato alla trasformazione del moto rotatorio in moto alternato intermittente. Leonardo, interessato agli automatismi nel campo del lavoro, la applicò alla percussione di un martello su un’incudine. Una manovella inserita direttamente nella camma le conferisce il movimento rotatorio. Attinente è anche l’uso delle catene, viste come più vantaggiose rispetto alle corde. Per le macchine destinate al sollevamento di grandi pesi, viene elaborato un meccanismo autobloccante, formato da una ruota dentata, con denti ad angolo acuto e un arpione a punta piatta che ingranava, uno per uno, i denti, in modo che la ruota non potesse ruotare in senso antiorario. Ancora troviamo la riproduzione del girarrosto a vapore, inventato da Leonardo nel 1507 e basato sulla rotazione di quattro turbine in grado di produrre fumo e calore. L’aria calda che sprigiona il fuoco genera la rotazione dello spiedo che cuoce l’arrosto. Uno dei massimi campi di studio fu quello relativo agli orologi, cui Leonardo si dedicò fin dagli anni giovanili. La misurazione del tempo lo affascinò sempre: inizialmente il suo approccio fu di tipo “qualitativo” ma poi finì per esaminarne anche gli aspetti quantitativi e matematici. I fogli 1111, retto e verso, del Codice Atlantico, hanno rivelato con quanta dedizione si recasse all’abbazia di Chiaravalle, a Milano, per esaminare il funzionamento del celebre orologio a pesi sistemato nella torre e che registrava non solo i minuti e le ore, ma anche la posizione della luna e del sole. Nello stesso codice, si è trovata la figura di un veicolo definibile come “bicicletta”, mentre poco oltre si trova la riproduzione di una vite aerea, anticipazione dei moderni elicotteri, tra i disegni più noti di utopia meccanica per il volo.
Il percorso continua spaziando nell’idraulica, nella pittura e nell’architettura, in un percorso che esalta la grandezza del genio in tutta la sua versatilità.
