Da secondo azionista del Banco di Sardegna a secondo azionista del terzo gruppo bancario italiano. Potrebbe essere questa la parabola della Fondazione di Sardegna, sotto la guida di Antonello Cabras, ex senatore ed ex presidente della Regione. Da oltre un anno, la quota del 49 per cento del Banco di Sardegna, posseduta dalla Fondazione fin dall'epoca della tribolata cessione dell'istituto sardo all'allora Banca popolare dell'Emilia Romagna (guidata dal precursore del pensiero federalista bancario Guido Leoni), non esiste più. È stata tramutata in una quota consistente, oggi circa il 10%, della nuova Bper, quarto gruppo bancario italiano, alle prese in questi giorni con l'acquisizione di una parte delle filiali Ubi banca dopo il matrimonio di quest'ultima con Intesa. E in caso di futura fusione tra Bper e Banco Bpm, la Fondazione diventerebbe, con circa il 4 per cento del capitale, il secondo azionista del nuovo colosso, il terzo per dimensioni dopo Intesa e Unicredit. All'interno dell'azionariato, insomma, sarebbe secondo soltanto a Unipol, tra i protagonisti del risiko bancario di questi ultimi tempi, che ha ripreso vigore nonostante la pandemia.

Il risiko Forse è stata proprio l'emergenza sanitaria a spingere sull'acceleratore delle aggregazioni nel mondo del credito per allargare ancora di più le spalle di chi è protagonista del mercato bancario nel nostro Paese. Negli ultimi giorni, i titoli delle principali banche italiane hanno risposto bene in Borsa alle indiscrezioni sulle possibili aggregazioni. L'ultima in ordine di tempo riguarda la volontà di Credit Agricole di muovere alla conquista del Credito Valtellinese con un'opa volontaria cash da 737 milioni di euro. Un nuovo faro che si accende sul risiko bancario e che arriva poche ore dopo la benedizione, fatta sulle colonne del quotidiano confindustriale Il Sole 24-Ore, del possibile matrimonio tra Bper e Bpm da parte di Carlo Cimbri, non uno qualunque, ma il ceo di Unipol e azionista di riferimento del gruppo di Modena che ora controlla anche il 100% del Banco di Sardegna. Cimbri, cagliaritano di nascita e bolognese d'adozione, da tempo ha trovato tra i suoi alleati la Fondazione di Sardegna che negli ultimi anni ha cambiato tattica sul fronte delle partecipazioni bancarie. Perché detenere il 49% del Banco di Sardegna che non regala potere di contrattazione nel mondo della finanza che conta, invece del 10% di Bper che permette di sedersi nel salotto buono della finanza? Se lo sono chiesti nel palazzo di via Torino a Cagliari e la soluzione adottata dal presidente Antonello Cabras è stata quella di puntare a Modena dove oggi la Fondazione di Sardegna conta il 10% del capitale, mentre Unipol detiene circa il 20% del gruppo bancario modenese.

Un gruppo che crea valore Con l'assalto di Credit Agricole su Creval, il matrimonio tra Bper e Banco Bpm dunque torna in auge. Anche se non sarà immediata visto che Bper deve concludere l'operazione Ubi e rinnovare il consiglio di amministrazione in scadenza. Nascerebbe comunque un polo tra ex popolari che metterebbe insieme alcuni territori molto vitali economicamente e porterebbe al suo interno anche il patrimonio delle ex banche federate del centro sud, da molti anni ormai in pancia a Bper. E quello che più conta, per la Sardegna, è che la Fondazione avrebbe un 4% del capitale che vale, confermando quello che nei giorni scorsi ha detto l'ex presidente dell'Acri (l'Associazione delle fondazioni bancarie e delle casse di risparmio) Giuseppe Guzzetti: il ruolo delle fondazioni bancarie in Italia è stato fondamentale per il consolidamento del sistema.

L'idea di creare il terzo gruppo bancario italiano attraverso l'aggregazione Banco Bpm Bper è "affascinante" per Cimbri. "Un progetto che creasse valore e fosse coerente con gli interessi degli azionisti raccoglierebbe il consenso degli stessi e del mercato", ha spiegato Cimbri al Sole 24-Ore. E anche Piazza Affari ha apprezzato. Negli ultimi cinque giorni il prezzo delle azioni Bper è cresciuto costantemente passando da 1,33 euro del 18 novembre a 1,52 euro della chiusura di lunedì 23 novembre. Più volatile quello di Banco Bpm che comunque ha oscillato più verso l'alto che verso il basso. Secondo gli analisti di Equita, sentiti nei giorni scorsi dall'Ansa, inoltre un'eventuale aggregazione tra i due gruppi bancari avrebbe senso sul fronte industriale "per la complementarietà delle reti distributive delle due banche e dei modelli di business". Il nuovo gruppo potrebbe generare sinergie per 297 milioni di euro a regime. Unipol sarebbe appunto il primo azionista con l'8% del capitale e si potrebbe dar corso a progetti sinergici sul fronte delle assicurazioni legate ai due gruppi bancari. In attesa che arrivino novità anche su una possibile acquisizione di Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit, non resta che attendere nuovi sviluppi. Tanto più che le ultime misure previste dal Governo, per far fronte alla crisi pandemica, prevedono anche incentivi alle fusioni. Una spinta a cavalcare l'onda del risiko.
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