Tanto ha scritto, e tanto di lui si è scritto e si continuerà a farlo. Quando si parla di Peppetto Pau si parla di Oristano, e il contrario. Poeta, archeologo, scrittore, cuoco. Peppetto, il signore piccoletto e panciuto, era "il professore" che scriveva e decifrava, da studioso puro, la storia di Oristano e della Sardegna. Ha argomentato e scritto di tutto, catalogando bronzetti e pietre Giganti, diventando il padre del museo Antiquarium. Un intellettuale con i piedi sempre ben piantati nella sua città e più in generale nel Sinis che ha omaggiato con pagine incantevoli. "Portatemi un giorno sulla collina del Sinis, davanti al Mediterraneo. Mettetemi sotto la nuca una conchiglia verde, perché la voce del mare mi canti all'orecchio. Ch'io dorma là tra lentischi, cisti e asfodeli col suono delle onde dell'arenaria sotto l'ala dei falchi e il volo ampio e molle dei gabbiani. Ch'io dorma sulla pietraia del Sinis".

Poi capitava di trovarlo di notte in piazza Eleonora a discutere di oristaneseria con il procuratore della Repubblica Bernardino Piga o a su cunduttu con i contadini per un bicchiere di sana vernaccia e un piatto di fave secche, a landinu, bollite, "e aglio e sale a volontà". Razze, titoli di studio, sesso, ricchezze non contavano. L'importante era vivere "con piacere", diceva quando con la governante Candida imbandiva la tavola della sua casa in via Mazzini con sottopiatti e posate in argento punzonate, bicchieri in fine cristallo e piatto in ceramica inglese.

Poteva vivere tranquillo grazie alle terre ereditate dal padre e ai cachet dei lavori (che però quasi mai chiedeva) ma l'economia non era per lui. "Non so più quante volte quell'antipatico di esattore mi ha sequestrato l'argenteria che sempre però l'ultimo giorno riscattavo per farlo morire di rabbia", diceva ridendo. La sua casa nel cuore della strada della pariglia, via Mazzini, era il salotto buono di Oristano. La cucina era l'altra sua grande passione. Ogni tanto si vedeva zoppicare per la gotta che lo tormentava: "Dicono che sia la malattia dei ricchi, balle", e rideva come un bambino. L'animo del poeta Il professore aveva l'ingenuità del bimbo e l'anima del poeta: "Scorre nelle mie vene, il sangue forte di deità marine. Ma a chi regalerò le conchiglie se tornerò tra gli uomini? Vorrei che questa notte, la più lunga dell'anno, mi lasciasse dormire un sonno senza sogni e l'alba mi dicesse di restare ad occhi chiusi, nel tiepido torpore. Provate a dire che sarebbe tempo di farla finita con la Sartiglia e l'oristanese, quello autentico, vi inviterà a dettare legge nel vostro paese, non qui nella capitale del Giudicato. Sotto l'apparente flemma dell'Oristanese è celato uno sconfinato orgoglio per la propria storia. E passate sul far dell'alba per le strade che hanno visto la Sartiglia. Nulla è più triste che i coriandoli all'alba, dopo la pioggia della notte".

Niente è più triste dopo trent'anni che ricordare Peppetto Pau, il professore. Oristano l'ha fatto, proprio per i trent'anni della sua scomparsa, nel 2019. Incontri, reading, eventi con in primo piano tutti i suoi scritti, molti inediti. Negli anni scorsi, oltre al museo Antiquarium (di cui lui è il padre), gli amministratori gli hanno intitolato anche un parco in viale San Martino, oggi purtroppo non curato come dovrebbe. Stop. Peppetto meriterebbe molto di più. Non basta il progetto degli amministratori comunali di fare della sua casa in via Mazzini un Centro di documentazione sulle opere e la vita del professore.

Non basta anche e per il semplice fatto che dopo 30 anni dalla sua morte se ne continua a parlare, è ancora solo un'idea mentre dovrebbe essere già un museo in suo onore. Perché Peppetto merita questo e ben altro per quel che ha dato alla sua città.
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