Sull’Europa soffiano venti di guerra. Il Bundesrat, il secondo ramo del Parlamento tedesco, ha approvato la nuova disciplina del servizio militare. Da metà gennaio chi compie 18 anni nel 2026 riceverà un link che collegherà al questionario della nuova immatricolazione militare. Dodici domande a cui le donne potranno rispondere, mentre gli uomini dovranno obbligatoriamente compilare il modulo entro un mese. Chi non lo farà sarà multato. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ipotizza l’introduzione di un nuovo servizio militare su base volontari. “Penso che anche l'Italia debba riflettere su un nuovo modello di difesa che sia proporzionato ai tempi difficili che stiamo vivendo, e questa è una delle cose che vanno fatte in Parlamento, al di là della maggioranza di governo: perché le scelte del modello di difesa del futuro sono scelte che riguardano un Paese intero, uno Stato, una nazione, non soltanto una maggioranza”.

Massimiliano Masia, avvocato cassazionista esperto di diritto militare, è il Legal advisor (Legad) dell’Esercito. Durante la sua carriera, come Legad, è stato impegnato all’estero nei teatri operativi in Afghanistan, Iraq e Bosnia.

Avvocato Masia, perché la Germania, in questo momento storico, sta riavviando la leva obbligatoria?

«Diciamo che la Germania, come altri paesi europei, si trova in un momento storico molto importante e decisivo. I venti di guerra che soffiano sul Vecchio Continente hanno spinto la componente politico-economica teutonica ad organizzarsi “per tempo” in uno scenario bellico prossimo e probabile, rinnovando il loro esercito, con uno sforzo economico senza precedenti, sia con un piano di investimenti in logistica ed armamenti pari a 1.000 miliardi di euro distribuiti su dieci anni, che con la emanazione di una serie di provvedimenti per introdurre una leva dapprima volontaria ed in caso di necessità obbligatoria. Inoltre, la decisione dell’industria delle quattro ruote in ambito agricolo, di convertire l’attività produttiva, la quale non stava ottenendo alti i numeri a causa della crisi, al ramo delle armi, rappresenta una svolta radicale per la Berlino attuale».

Cosa prevede la nuova legge tedesca?

«L’approvazione da parte del Governo federale tedesco del disegno di legge, proposto dal Ministro della Difesa Boris Pistorius, prevede una immediata chiamata alla leva su base volontaria, con la possibilità di reintrodurre la coscrizione obbligatoria qualora il numero di reclute non fosse sufficiente a garantire una idonea difesa, portando, entro il 2035, l’organico delle forze a 260.000 soldati in servizio attivo e di oltre 460.000 se si considerano i riservisti, ampliando la capacità operativa delle forze sul campo in modo significativo. Questo unitamente al riarmo rappresenta un ulteriore passo al piano bellico strategico tedesco che non trova un precedente storico se non dallo scoppio della seconda guerra mondiale, segnando una significativa svolta nella politica di sicurezza interna ed ancor più nella scelta di posizionarsi in maniera importante sullo scenario strategico europeo e transatlantico».

Qual è lo scenario internazionale?

«Il complesso e delicato sistema di equilibri e di strategie che ha consentito di governare il contesto internazionale, sembra attraversare una grave crisi che non può che far tornare alla mente il periodo immediatamente precedente al confluito mondiale, dove una Europa disunita e senza prospettive si era trovata impreparata ad arginare l’avanzata tedesca. Infatti, a causa di una la grave crisi, il blocco occidentale/europeo, non trovando più quella copertura militare, economica ed ideologica degli Statui Uniti d’America, naviga a vista alla ricerca di una credibilità che, con il passare del tempo, la sta relegando in una posizione marginale ed insignificante, privandola di quella forza politica e contrattuale necessaria nello scacchiere internazionale. Dal canto loro anche gli Stati Uniti d’America hanno il loro problemi, impegnati ad arginare sia economicamente che militarmente l’avanzata cinese, che rappresenta un problema non solo all’estero ma ancor di più un problema interno. Ritengo, inoltre, che l’incontro dello scorso settembre a Pechino tra il leader russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping abbia consolidato gli stretti rapporti che i due presidenti di Cina e Russia hanno sviluppato in maniera decisiva dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca, evidenziandone un coordinamento strategico globale e di cooperazione reciprocamente vantaggiosa sul piano economico e militare».

Qual è la posizione dell’Italia?

«L’Italia ha scelto di rimanere fedele all’alleato americano e ai “volenterosi”, senza assumere alcuna iniziativa che fosse diversa da quella che gli viene proposta. Infatti, l’Italia non è immune dal trattamento che Trump, riserva ai partener europei, utilizzando il bastone e la carota ed alternando frasi che suonano come le campane a morto di una Europa politicamente e militarmente mai nata a frasi di compiacimento. Ritengo, inoltre, che la difficoltà per l’Italia di ritagliarsi un ruolo determinante e significativo risenta di anni di una politica estera assente o scarsamente incisiva. Il Governo negli ultimi tempi sta cercando di ritagliarsi uno spazio e ciò è apprezzabile per lo sforzo profuso, ma credo che ci sia ancora tanta strada da fare. Le recenti affermazioni della premier Giorgia Meloni evidenziano la necessità di una riorganizzazione della difesa, prevedendo un futuro in cui l’Italia e gli alleati europei dovranno potersi difendere da soli anche senza gli alleati americani. Però alle parole dovranno necessariamente ed in tempi brevi seguire i fatti concreti».

Siamo pronti al ripristino della leva?

«Se parliamo dal punto di vista amministrativo ritengo che siamo a un buon punto, avendo i comuni provveduto a completare le procedure per l’aggiornamento delle liste, finalizzate a un eventuale ripristino della leva obbligatoria per tutti i cittadini maschi di età compresa tra i 17 e i 45 anni come previsto dal D.lgs n. 66 del 2010 (il Codice dell’ordinamento militare), e avendo successivamente trasmesso tali liste all’Ufficio documentale competente del ministero della Difesa. Peraltro, ritengo che la stessa preparazione non vi sia nell’opinione pubblica. Infatti, sebbene gli ultimi sondaggi sembrano favorevoli al ripristino della leva obbligatoria per il 47%, bisognerà contestualizzare tale percentuale in un eventuale scenario di crisi internazionale, dove, siamo certi, tale percentuale si abbasserebbe drasticamente. Bisogna aggiungere che la politica italiana sta cercando di attuare, in tempi brevi, una riforma dell’apparato militare, oramai non più rinviabile e chiesta da tempo a gran voce dai vertici; un testo che il ministro della Difesa Guido Crosetto proporrà all’inizio del 2026, tra gennaio e febbraio, al Parlamento e alla cui stesura sta lavorando il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano. L’intento è quello di creare una Riserva di almeno 10mila persone, che comprenda anche personale civile altamente specializzato».

Quale sarebbe la procedura per la riattivazione?

«I primi a dover essere impiegati sarebbero, ovviamente, i militari in ferma permanente dei diversi corpi armati, come Esercito, Marina, Aeronautica militare, Carabinieri e Guardia di Finanza. A seguire dovranno rispondere alla chiamata alle armi anche tutti gli ex militari che hanno lasciato le Forze Armate da meno di 5 anni e da ultimo i civili, che verrebbero chiamati solo in caso di estrema necessità, essendo allo stato la leva sospesa. Pertanto, in caso di ripristino della stessa leva obbligatoria, i distretti militari, attingendo dalle liste di leva aggiornate dai Comuni, inizierebbero ad inviare i precetti per presentarsi ai rispettivi reparti di assegnazione».

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