Via Podgora, quartiere di San Michele, Cagliari. Digitando il nome su google, le notizie che riguardano la strada alle spalle della chiesa Medaglia Miracolosa parlano di attentati (l’ultimo, recente, l’ordigno fatto esplodere davanti al pianerottolo di un’abitazione all’ultimo piano del palazzo al numero 5), tentato omicidio, spaccio di droga, accoltellamenti, aggressioni. Ma anche di case popolari occupate, minacce e tensioni. La classica strada malfamata, da evitare: è questo il luogo comune di chi si ferma a un’indagine sul web o nel leggere le notizie di cronaca, quasi sempre colorate di nero.

E se è indiscutibile che da queste parti avvengano con un certa frequenza episodi associati alla criminalità, è altrettanto vero che le istituzioni troppo spesso si dimenticano di questa – come di altre – zone popolari. I problemi sono sotto gli occhi di tutti e le proteste-denunce di chi vive qui cadono spesso nel vuoto: palazzine fatiscenti con facciate che perdono pezzi, collegamenti elettrici volanti, scarichi fognari sempre più inadeguati e enormi problemi all’interno della case, il più delle volte di proprietà del Comune. Per non parlare dell’assenza di attività sociali o iniziative che possano cambiare la storia di via Podgora anche se qualche associazione da tempo ha avviato dei progetti nei quartieri popolari, compreso quello di San Michele.

Via Podgora nel quartiere cagliaritano di San Michele
Via Podgora nel quartiere cagliaritano di San Michele
Via Podgora nel quartiere cagliaritano di San Michele

Così in una strada dove l’edilizia pubblica la fa da padrona, le emergenze sono all’ordine del giorno forse più di quelle legate alla criminalità e che riguardano comunque una percentuale infinitamente minima rispetto alle tante persone per bene che ogni mattina si alzano per andare al lavoro, agli anziani che cercano di sopravvivere con pensioni da fame o alle persone disabili o malate costretta a stare in casa. Oppure ai ragazzi e giovani che cercano di costruirsi un futuro, combattendo ogni giorno contro i pregiudizi ma anche contro la tentazione di facili guadagni offerti da chi gestisce affari illegali.

Così anche dopo l’ultimo grave fatto di cronaca - la bomba fatta esplodere la notte del giorno dell’Immacolata e che per una miracolosa coincidenza non ha causato morti o feriti – quello che si evidenzia, parlando con gli abitanti e gli inquilini di palazzine che sembrano sgretolarsi con il passare dei giorni, è il senso di abbandono. “Le istituzioni si dimenticano di noi. La politica si dimentica di noi e quando si ricordano della nostra esistenza è solo per chiedere i voti nel periodo delle elezioni”. Questa la frase che ripetono tutti: giovani, anziani, donne, mamme di famiglie, lavoratori e disoccupati. Difficile dar loro torto, anche solo osservando le condizioni degli edifici. Le facciate mostrano i segni dei decenni trascorsi. Alcune sono state rifatte, nel tempo. “Fuori può sembrare anche che sia stato realizzato qualcosa di buono. Ma poi dentro? E la sicurezza?”. Perché spesso gli impianti elettrici, per non parlare delle tubazioni, sono sempre gli stessi. E mostrano la loro età. E poi ci sono gli interventi interni alle abitazioni: le richieste sono numerose tra infiltrazioni, perdite idriche, pareti con muffa. E gli uffici comunali faticano a stare dietro a tutte le pratiche.

Macerie in via Podgora in una foto d'archivio
Macerie in via Podgora in una foto d'archivio
Macerie in via Podgora in una foto d'archivio

E come se non bastasse, c’è anche il problema della collaborazione, e convivenza, tra pubblico e privato. Perché diversi assegnatari hanno acquistato l’appartamento diventando proprietari. Così le spese dei lavori condominiali devono essere suddivisi tra tutti: ente pubblico (Comune di Cagliari o Area) e i singoli proprietari. E raggiungere degli accordi è molto complicato. Per questo gli interventi su facciate e su impianti elettrici e idrici di pertinenza di tutti stentano a partire. Trovare un punto di incontro è particolarmente complicato perché basta un parere contrario per congelare eventuali progetti di restauro, ristrutturazione o recupero.

E anche il giorno dell’esplosione della bomba (le indagini della Squadra Mobile di Cagliari vanno avanti per capire cosa ci sia dietro un attentato così pericoloso e devastante) gli inquilini della palazzina al numero 5 si sono lamentati dell’assenza di lavori e interventi da tanti anni. “Cavi elettrici volanti, tubazioni rotte, infiltrazioni. E ora i danni di questo ordigno. Speriamo non si dimentichino di noi come accaduto negli ultimi decenni”. Gli appelli da via Podgora, ma anche da via Premuda, via Ardenne, via Laghi Masuri, piazza Medaglia Miracolosa e via Bosco Cappuccio, si ripetono come ritornelli di una canzone stonata. E la bomba dello scorso 8 dicembre, oltre a far tremare di paura chi abita qui e aver fatto parlare di tragedia sfiorata, potrebbe aver avuto anche un effetto positivo: riaccendere l’attenzione sui rioni di periferia e sui loro abitanti spesso considerati di serie B.

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