Insegna ai tedeschi la civiltà dei nuraghi e i classici latini e greci ai cinesi. Professore all’Università di Berlino, Gianfranco Chiai di recente ha ottenuto un posto da direttore di un istituto e da coordinatore degli studi classici nell’ateneo di Changchun nel sud della Cina, tra Hong Kong e Shangai. “Mi hanno contattato loro, vogliono introdurre gli studi classici, vogliono insegnare latino e greco”. Cinquantun anni, di Ilbono, studi al liceo classico di Lanusei e laurea alla sapienza di Roma, è uno dei più autorevoli studiosi europei della materia. Non è un caso che l’Università cinese abbia voluto puntare su di lui. “Abbiamo bisogno di insegnanti di greco e latino”, si è sentito dire Gianfranco Chiai. “All’epoca ero in Francia (curava un progetto di mappatura degli antichi politeismi all’Università di Tolosa, ndc) mi arriva una mail che finisce in spam”. Se non avesse consultato la casella di posta indesiderata probabilmente l’esperienza asiatica non avrebbe neppure avuto inizio, “È successo tutto molto in fretta, mi hanno chiesto un curriculum e una interwiew e mi hanno subito offerto una cattedra di storia greca, in inglese, chiedendomi di organizzare l’attività didattica e i dottorandi”. Tutto a distanza, perché il professor Chiai da Berlino per ora non si muove. Ci era arrivato perché “alla Sapienza conobbi un professore tedesco di Tubinga dove scrissi parte della tesi di laurea. Dopo il dottorato a Roma, una parte del mio periodo di studi l’ho trascorso proprio a Tubinga”. Lì è iniziata la carriera accademica che poi si è sviluppata tra Heidelberg, Francoforte e Berlino.

Gianfranco Chiai (foto concessa)
Gianfranco Chiai (foto concessa)
Gianfranco Chiai (foto concessa)

Tra i suoi studi la direzione di “un progetto di ricerca sull’insularità, le prime pubblicazioni sul nome della Sardegna e sui nuraghi nelle fonti classiche. Troviamo la menzione di queste torri già nel V secolo, si parla di Toloi. In Troviamo un trattatello di scuola aristotelica in cui i nuraghi erano considerati mirabilia. Memorabili per la loro stranezza. Per la loro unicità”. In Germania e Cina apprezzano questo genere di studi. “Sono molto interessati agli esotismi. Mi si chiede spesso come e da dove si sia sviluppata questa particolare architettura”.

La reggia di Barumini. L'archeologia dell'Isola è una delle passioni di Gianfranco Chiai (foto L'Unione Sarda)
La reggia di Barumini. L'archeologia dell'Isola è una delle passioni di Gianfranco Chiai (foto L'Unione Sarda)
La reggia di Barumini. L'archeologia dell'Isola è una delle passioni di Gianfranco Chiai (foto L'Unione Sarda)

Il curriculum dello studioso di Ilbono è chilometrico, trasuda passione, competenza, meticolosità. Un culto e una padronanza delle materie impressionanti. Punti forti “sono stati, e sono – lo dice lo stesso curriculum di Chai – la storiografia greca e romana e le tradizioni mitiche, la linguistica storica, l'insularità nella cultura greca e romana, l'epigrafia greca e latina, in particolare quella che coinvolge testi religiosi, la numismatica, la religione greca e romana, la geografia antica, rappresentazioni letterarie del Nord e dei suoi popoli.

Gianfranco Chiai in Germania ha trovato la sua dimensione professionale, a tornare in patria per lavoro non pensa proprio. “Non ho mai fatto un concorso in Italia perché non ho tempo da perdere. Ambivo a conseguire in Italia un’abilitazione già conseguita in Germania, ma non me l’hanno data. Perché hanno sostenuto che le mie ricerche non erano attinenti alla storia antica. In Germania l’abilitazione è una cosa più seria”. Peccato perché invece la formazione universitaria in Italia è eccellente. “L’Università italiana mi ha formato come non mi avrebbe formato l’Università tedesca. Il problema è che buttiamo via ciò che di buono ci dà l’università italiana”.

A un ricercatore italiano suggerirebbe la via tedesca? “Sì e no. Sì perché esistono più possibilità che in Italia, anche se ora i tedeschi si stangoogleno chiudendo. Stanno diventando molto nazionalisti come lo erano prima”.

In Italia torna volentieri ma non per questioni di lavoro. “Potrei rientrare stabilmente soltanto da pensionato”.

Gianfranco Chiai in conclusione regala pillole dei suoi studi sull’insularità. “Come già scrissi in un vecchio articolo gli antichi nomi greci della Sicilia e della Sardegna, rispettivamente quale "Trinakria" ed "Ichnoussa" sono riconducibili a delle forme aggettivali, che in origine venivano anteposte al sostantivo "nesos". In tal modo le espressioni ἡ ἰχνοῦσσα νῆσος e ἡ τρινακρία νῆσος sulle mappe dei greci altro non significavano che: l'isola dalla forma di orma di piede ed isola dalla forma triangolare. Solo in epoca successiva, quando si entrò in contatto con le popolazioni locali si passò ad utilizzare delle denominazioni legate agli etnici delle etnie native che vi abitavano: Sardegna (Srdn un etnico che ad esempio di trova attestato nella famosa stele di Nora) e Sicilia (gr. Sikelia dai "Sikouloi") una delle popolazioni indigene della Sicilia, con cui i Greci ebbero modo di entrare in contatto.

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