È il primo pomeriggio di un giorno di primavera. Il mare è quasi calmo, c’è giusto una bava di scirocco che muove l’acqua. Quel 10 aprile del 1943 ci sono le condizioni ideali per il trasferimento di una flotta di tre navi militari da Cagliari alla Maddalena per trasportare acqua e rifornimenti. Ma è una tranquillità solo apparente: sono i giorni aspri degli assalti alleati alla Sardegna, ogni movimento nasconde un rischio, soprattutto dopo i brutali bombardamenti di febbraio che devastano Cagliari. 

Il corteo in mare 

Il drappello di mezzi della Regia Marina si muove in fila. Davanti c’è la Loredan, incrociatore ausiliario di 75 metri, convertito in nave militare nel 1941. Seguono la cisterna Isonzo e chiude il gruppo il piroscafo armato Entella. La navigazione nelle prima ora procede tranquilla sotto costa. Sino al passaggio davanti a Torre Finocchio, il promontorio che verrà poi ribattezzato Torre delle Stelle, nella parte sud orientale del Golfo degli Angeli. 

L’attacco improvviso

Alle 18.25, qualche minuto prima del tramonto, la Loredan viene improvvisamente colpita da un siluro a poppa. La nave comincia a inabissarsi, mentre un violento incendio investe il deposito delle munizioni. L’esplosione è tremenda e uccide quindici marinai: altri riescono a tuffarsi in mare e raggiungere la costa vicinissima. Ci sono però alcuni dispersi. La nave affonda in pochi secondi adagiandosi su un fondale di circa 65 metri. Non c’è neanche il tempo per organizzare una minima difesa e due siluri centrano l’lsonzo: il primo, a poppa, provoca la perdita dell’elica e del timone e devasta la sala macchine, mentre il secondo arriva nel centro della nave, sotto la plancia di comando, accanto agli alloggi degli ufficiali. Le vittime accertate sono 9, anche in questo caso alcuni uomini dell’equipaggio riescono a nuotare fino alla costa. L’Isonzo affonda nel giro di dieci minuti. 

Azione devastante

Il quarto siluro è per l’Entella, che riesce a compiere una manovra estrema e a schivare il colpo. Finisce però sotto il costone di Torre delle Stelle e si incaglia. I marinai trovano il modo di scendere e guadagnare la riva. Ma l’assalto finale è solo rimandato: l’indomani mattina alle 11 c’è una nuova incursione: due siluri affondano definitivamente l’Entella. C’è solo una vittima, un componente del presidio di sicurezza rimasto a sorvegliare la nave. 

Il raid inglese

Si scoprirà poi che dietro quei raid micidiali c’era un solo sommergibile, l’inglese Safari, partito qualche giorno prima dal porto di Algeri proprio per compiere azioni militari nelle acque sarde. Un mezzo di quaranta metri che aveva già compiuto incursioni devastanti contro la Marina italiana in Campania e Sicilia. Alla guida il pluridecorato comandante 38enne Ben Bryant.

In fondo al mare

 A distanza di ottant’anni da quei giorni infernali nei fondali placidi del Golfo degli Angeli giacciono ancora i relitti delle tre navi, testimoni muti dei momenti più duri della guerra. Acque diventate nel tempo simbolo di bellezza, di vacanze, di turismo che nascondono il terribile ricordo del 1943: non meno di trenta persone hanno perso la vita nel nome di un conflitto assurdo. Quei luoghi nell’oscurità marina sono ormai metà tradizionale dei sub: quei relitti sono considerati tra i più affascinanti del Mediterraneo, nonostante quel carico di morte che resterà scolpito nella memoria. 

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