Si può salvare lo stadio Sant’Elia?

«Sì. Certamente, Dai dati in nostro possesso sì. La struttura portante è in ottime condizioni. Occorre rivisitare gli spalti e gli spazi interni. E sarebbe un lavoro di riqualificazione più economico e con meno impatto dal punto vista ambientale».

Non ha dubbi Davide Sebis, 37 anni, ingegnere di Carbonia, che nel 2014 si è laureato proprio con una tesi sulla riqualificazione dello stadio inaugurato nel 1970 dal Cagliari di Gigi Riva che per la prima volta scese in campo con lo scudetto cucito sulla gloriosa maglia: era sabato 12 settembre 1970, giorno in cui si disputò la partita di Coppa Italia contro la Massese (4-1 per i rossoblù).

Come è nata la sua tesi?

«Dalla passione per il calcio, dall’idea di ristrutturare una struttura così importante per la città e anche dal fatto che il mio relatore, il professor Fausto Mistretta, aveva un legame particolare con lo stadio Sant’Elia».

In che senso?

«L’impresa che realizzò la struttura portante era del nonno. Al di là del discorso affettivo, è stato meno complicato ritrovare disegni e progetti».

Su cosa si basa la sua convinzione?

«Sul fatto che la struttura portante, cioè i pilastri che reggono lo stadio, siano stati effettuati in calcestruzzo di ottima qualità. Nessun rigonfiamento, nessun ferro che sporge, nel 2014 era ancora in ottime condizioni, e penso che lo sia anche oggi. I problemi sono altri».

Lo stadio Sant'Elia in una foto degli anni '80 (foto concessa da Davide Sebis)
Lo stadio Sant'Elia in una foto degli anni '80 (foto concessa da Davide Sebis)
Lo stadio Sant'Elia in una foto degli anni '80 (foto concessa da Davide Sebis)

Quali?

«Riguardano le tribune, che sono state montate, anzi, poggiate come se fossero mattoncini della Lego, durante i lavori per i mondiali di Italia 90. Quelle strutture prefabbricate hanno dei problemi che hanno portato a negare l’agibilità nel corso degli anni più volte. Sarebbero da demolire. Ma soltanto le tribune, non l’intero stadio».

Le fondamenta?

«Dai nostri studi, che risalgono a nove anni fa, sono in buone condizioni. Non c’era bisogno di intervenire. Certo, occorrerebbero ulteriori rilievi e indagini, che costerebbero circa 50 mila euro. A mio avviso un investimento. In ogni caso non dovrebbero più sopportare il peso delle tribune secondo la nostra idea di ristrutturazione».

Le strutture portanti?

«Dai rilievi di nove anni fa, basati dai calcoli e dall’analisi delle strutture, sì, dieci anni fa erano sane. Occorre aggiornare i rilievi, sicuramente. Ma costerebbero meno di una demolizione e conseguente smaltimento. Molto meno».

La simulazione al computer dello stadio Sant'Elia ristrutturato (foto concessa da Davide Sebis)
La simulazione al computer dello stadio Sant'Elia ristrutturato (foto concessa da Davide Sebis)
La simulazione al computer dello stadio Sant'Elia ristrutturato (foto concessa da Davide Sebis)

Il suo progetto in sintesi.

«Lasciare le strutture portanti, sulle quali poggiare il tetto in materiale leggero, quello che ricopre l’Allianz Stadium del Bayer Monaco, tanto per intenderci, che garantisce l’illuminazione, il passaggio dell’aria. Le nuove tribune, una parte meno ripida, l’altra più verticale, sarebbero organizzate su un solo anello, sarebbero più vicine al campo da gioco e sarebbero sostenute da nuovi piloni realizzati rinunciando alla pista di atletica. Previsto un albergo sotto la curva Nord e un centro commerciale nella curva Sud. In totale 22380 posti a sedere. Da ogni postazione si potrebbe vedere benissimo la partita: abbiamo svolto un accurato studio proprio sulla curva di visibilità. Uno stadio moderno, funzionale, utilizzabile anche per i concerti e tutto l’anno dalla collettività».

L’Uefa adesso chiede per gli Europei uno stadio da almeno 30mila posti.

«Il progetto era il linea con i vecchi parametri Uefa, che poi sono stati modificati. Il progetto sarebbe da aggiornare, ma raggiungere i 30 mila spettatori senza rinunciare agli standard di comfort e di sicurezza è un obiettivo facile da raggiungere».

Il Cagliari calcio e il Comune sono a conoscenza del suo progetto?

«L’ho consegnato in Comune e l’ho spedito anche al presidente Tommaso Giulini. Dal Cagliari calcio nessuna risposta. Ho provato a contattarli di recente anche attraverso i social».

Il suo professore universitario, Fausto Mistretta, è stato coinvolto nel progetto del nuovo stadio?

«Non mi risulta».

La simulazione al computer dello stadio Sant'Elia ristrutturato (foto concessa da Davide Sebis)
La simulazione al computer dello stadio Sant'Elia ristrutturato (foto concessa da Davide Sebis)
La simulazione al computer dello stadio Sant'Elia ristrutturato (foto concessa da Davide Sebis)

Nella tesi c’erano i calcoli a dimostrazione della fattibilità dell’opera di ristrutturazione?

«Sì, certo».

La soluzione da lei progettata sarebbe più sostenibile rispetto al una demolizione dell’attuale Sant’Elia molto onerosa e dai tempi incerti?

«Sì, sicuramente, l’idea era proprio quella di non demolire, ma di recuperare una struttura storica, sana, identitaria per quella parte di Cagliari. Quei piloni a forma di “Y”, poi, sono un marchio di fabbrica che io salverei esaltandoli nel nuovo contesto».

Ha seguito l’evolversi dell’iter relativo al finanziamento pubblico per il novo stadio del Cagliari?

«Sinceramente no».

Costerebbe 201 milioni compresi oneri accessori e Iva.

«Non ho seguito».

La Regione ha stanziato 50 milioni, il Comune di Cagliari 10.

«Non ho seguito, ripeto».

Il suo progetto ha anche un piano economico?

«Era ipotizzata una spesa di 35 milioni, stadio poi da arredare. Nove anni dopo si spenderebbero circa 70 milioni chiavi in mano».

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L’intervista
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