«Sinner e Alcaraz, attenti a quei due»
L’anno che verrà dopo le tante soddisfazioni degli italiani nel 2024Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Gli appassionati italiani possono sperare di rivivere nell’anno tennistico che verrà le soddisfazioni (inedite) avute nel 2024?
«La domanda svela un retro pensiero, sembra quasi che qualcuno abbia il timore che sia tutto troppo bello per essere vero. Invece è proprio così: Yannik Sinner è un dono dal cielo, ha vinto due Slam, è diventato numero uno al mondo, ha trionfato alle Atp Final e ha portato all’Italia la terza Coppa Davis, la seconda consecutiva. E non c’è motivo di pensare che non possa - se non ripetersi - almeno che provi a farlo, che resti competitivo anche per il 2025, quando scenderà in campo da favorito. Perché è un giocatore che potenzialmente è un progetto di dominio assoluto del tennis insieme ad Alcaraz e ad altri che magari verranno in futuro e a quelli che anche adesso comunque restano competitivi. L’unica incognita sono gli infortuni: per il resto le vittorie di Sinner, il gioco espresso, non sono frutto del caso, ma del lavoro di un campione unico».
Il pensiero è di Federico Ferrero, 48 anni, piemontese: uno dei telecronisti che racconta nelle tv specializzate i tornei del circuito mondiale, uno degli eredi di Rino Tommasi e Gianni Clerici, uno dei più apprezzati commentatori per competenza e preparazione, autore di recente di un libro, “Parlare al silenzio” (Add editore, 156 pagine, 18 euro), in cui racconta le sue telecronache dallo studio di casa in un’epoca in cui le testate sportive schierano i loro cronisti davanti a uno schermo e non più sugli spalti degli stadi di tutto il mondo, assurdo solo qualche anno fa. «Sono andato per la prima volta a Wimbledon quest’anno per Sky, ho avuto notizie fondamentali per le mie telecronache assistendo al riscaldamento dei giocatori nei campi secondari, perché il giornalismo sul campo resta un’altra cosa. Ma tant’è, la logica del risparmio sulla qualità spesso detta le scelte editoriali».
L’anno che verrà sarà un’altra stagione all’insegna di Sinner?
«Classifica alla mano Yannik parte per vincere i quattro tornei del Grande Slam. Nel 2024 ha incamerato Australian Open e Us Open, per caratteristiche tecniche per lui il più ostico forse è il Roland Garros sulla terra battuta, poi ci mettiamo Wimbledon sull’erba, che guarda caso mancano nel suo palmarès. Magari potrà ripetersi o migliorarsi, di sicuro Sinner c’è. Dovrà stare attento alla programmazione perché il tennis è uno degli sport più amati nel mondo e tutti gli appassionati vogliono vedere in campo il numero uno magari contro il suo alter ego Carlos Alcaraz: dovrà evitare l’overdose di impegni e di fatiche, ma già lo scorso anno ha saputo scegliere molto bene il suo programma. Comunque…»
Comunque?
«Si finisce a parlare sempre di Sinner, che è un fenomeno, ma anche altri tennisti italiani sono di altissimo livello, come mai in passato ne abbiamo avuto. Musetti si è posto come obiettivo quello di raggiungere la seconda settimana in tutti gli Slam, Berrettini potrà di nuovo giocare, infortuni permettendo, da protagonista un buon numero di torneo, soprattutto sull’erba, Cobolli e Arnaldi sono in crescita. Un grande momento per il movimento».
E Jasmine Paolini?
«Ecco, forse per lei sarà più difficile eguagliare il 2024, due finali Slam a Parigi Wimbledon, ma lo meriterebbe perché gioca un bellissimo tennis».
Alcaraz vorrà riprendersi lo scettro dalle mani di Sinner.
«Alcaraz, lo dico prima da appassionato che da cronista, è un bene per il tennis perché è un giocatore fantastico dotato di colpi sensazionali, di inventiva».
Secondo alcun tecnici possiede certe caratteristiche che avevano i tre grandi Federer, Nadal e Djokovic.
«Sì e no, nel senso che non è la somma di questi giocatori perché altrimenti giocherebbe da solo, ma sicuramente, lo ha detto anche Nole, ha le rotazioni e la garra di Nadal, una varietà tecnica che può ricordare Federer e l’elasticità fisica di Djokovic. Il suo problema è un altro: forse ha troppe armi nel suo tennis, e le dosa male, non le sfrutta al meglio. Una volta Lijubicic mi ha detto che Carlos è in grado di colpire in sei modi differenti il rovescio: ecco, scegliere quella giusta a seconda del momento forse per lui, così dotato, è complicato. Sicuramente la rivalità con Sinner fa bene al tennis. Mi spiego: noi in Italia stiamo vivendo in una bolla assoluta, un momento fantastico. Nel resto del mondo invece si è ancora orfani di Federer, Nadal e Djokovic, la sfida Sinner-Alcaraz adesso è il piatto più forte, tutti vorrebbero avere in finale l’azzurro e lo spagnolo».
Ci sono altri outsider?
«Fonseca di sicuro. Ha un grande talento. Magari non sarà ancora maturo per certi livelli quest’anno, ma è destinato ad arrivare. Certo, a patto che continui a lavorare, a dedicarsi anima e corpo e al tennis, che non si lasci distrarre da altro, che segua la strada tracciata dai recenti campioni di questo sport. E poi Shang e Landaluce».
Zverev vincerà il suo primo slam?
«Quando vidi per la prima vota giocare il tedesco pensai che se entro cinque anni non avrebbe vinto un torneo Slam avrei dovuto cambiare mestiere. Ecco, io sono ancora qui, Zverev no, ma la responsabilità è la sua. Mi spiego: è stato vicinissimo a vincere gli Us Open e il Roland Garros, poi c’è sempre stato qualcosa che si è inceppato nella sua testa, ha perso più contro se stesso che non per merito dell’avversario. Bisogna capire se riuscirà a compiere l’ulteriore salto di qualità ma per adeso sembra un gradino sotto Yannik e Carlos».
Medvedev? Tsitsipas?
«Sono entrambi nella fase calante della loro carriera, ma il russo ci sta provando a risalire, ha cambiato racchetta, si sta impegnando molto per recuperare l’attuale divario con i migliori. Tsitsipas mi sembra che abbia tirato i remi in barca, almeno per certi traguardi. Certo, magari resterà ancora tra i primi dieci al mondo, sarà protagonista di certi tornei, ma non ha mai saputo risolvere il suo problema, il rovescio. E mi sembra distratto da altro».
Connors diceva che il diritto non lo allenava perché ci pensavano gli avversari in partita a giocare solo sul suo colpo debole.
«Verissimo, ma ai tempi di Connors era un altro tennis, un po’ tutti avevano il loro punto debole. Adesso con queste racchette, queste palle, queste corde, queste superfici, chi ha un colpo debole non può competere a certi livelli».
Tra le donne?
«Penso che la Swiatek sia nettamente favorita sulla terra battuta di Parigi, che abbia praticamente ipotecato quello Slam. Per il resto la Sabalenka è molto competitiva sul veloce ma io personalmente adoro il tennis fantastico della Muchova. Sulla Gauff metto un asterisco, c’è anche per lei un problema tecnico: il diritto: nei momenti cruciali tende a perderlo e così non si può aspirare a diventare numero uno al mondo. Aspettiamo con curiosità anche il ritorno della Osaka: ha dichiarato che non vuole gareggiare da comprimaria ma per vincere i tornei Slam e diventare di nuovo numero uno al mondo. Vedremo, nell’anno tennistico che verrà».