Metti insieme un collezionista e antiquario appassionato e un giovane curatore artistico, altrettanto appassionato. Il risultato è una mostra dai risvolti sorprendenti che fino al 16 marzo si può visitare nella pinacoteca comunale di Oristano: “Un Contini ritrovato…anzi due”. E ciò che si scopre attraverso l’esposizione spiega le ragioni del titolo.

Questa storia comincia lo scorso novembre: Obler Luperi, 44 anni, dopo un’esperienza a Milano, da due lavora per rinnovare lo spazio espositivo oristanese; viene contattato da Dante Crobu, 60enne, collezionista oristanese, trasferito a Cagliari da tre decenni: al centro della conversazione un quadro del pittore Carlo Contini, o meglio il retro dell’opera, che ne nasconde una seconda. I due amanti dell’arte si incontrano e a quel punto nasce l’idea di una mostra, che ruota attorno a un dipinto inedito dell’artista, datato 1934. Obler Luperi, che ha curato il progetto, ha avuto l’intuizione di costruire tutto un percorso, a partire dall’ambientazione del quadro, Cabras e il Sinis. “Al centro della mostra campeggia, naturalmente, il dipinto, così come il collezionista lo aveva acquistato” spiega Obler Luperi. “Ma con una particolarità: grazie a una speciale intelaiatura, i visitatori possono ammirarla da entrambi i lati”.

Obler Luperi, curatore della mostra. Foto Mocci
Obler Luperi, curatore della mostra. Foto Mocci
Obler Luperi, curatore della mostra. Foto Mocci

Da un parte, quindi, due fanciulle alla fonte che indossano il costume tipico di Cabras e dintorni; si scorge anche una brocca in metallo di largo uso all’epoca. Una rappresentazione molto diffusa nell’arte sarda dei primi del ‘900, quella delle ragazze alla fonte. Lì accanto è esposto anche un oggetto, la brocca appunto, quasi a materializzare ciò che era stato dipinto. Nelle pareti laterali i visitatori possono ammirare una dozzina di altri lavori, sempre di Carlo Contini, dati in prestito con generosità da oristanesi. Lavori che riprendono l’ambientazione, quindi Cabras, dedotta da Luperi che ha saputo leggere molti particolari legati al Sinis. E poi il retro dell’opera, che ne svela un’altra: una scoperta fatta dal collezionista in virtù della sua lunga esperienza. “Ho notato che c’era qualcosa sotto ed è bastato poco per svelarlo” racconta Dante Crobu, che ha perfino documentato in un video questa sorprendente scoperta. Immagini messe a disposizione della mostra: i visitatori possono così comprendere meglio come dal colore scuro della tela è venuto alla luce un altro dipinto, inedito.

Obler Luperi accanto alla tela svelata. Foto Mocci
Obler Luperi accanto alla tela svelata. Foto Mocci
Obler Luperi accanto alla tela svelata. Foto Mocci

La “Teoria di confratelli” verosimilmente della Purissima, ipotizzano Crobu e Luperi, appare in tutto il suo splendore agli occhi dei visitatori. Potrebbe essere la porzione di un altro grande quadro, occultata probabilmente dallo stesso Contini. Il tema delle processioni religiose e dei confratelli, molto caro all’artista, si ritrova in altre sue opere. A incuriosire Luperi è, in particolare, l’ambientazione del dipinto: stando ad alcuni religiosi intervistati, l’artista ha cristallizzato un momento della processione di Corpus Domini, con in bella vista un altare che richiama quelli allestiti per la solennità cristiana. “Alcuni dettagli tecnici” spiega Obler Luperi, “sono tutti da studiare, come la prospettiva non geometrica”. Spunti, insomma, tutti da approfondire. La mostra mette in relazione il “Contini ritrovato” con l’incontro umano e professionale avvenuto a Cabras e nel Sinis nei primi anni ‘30 tra il giovane Contini e Giuseppe Biasi.
“Il quadro delle ragazze alla fonte, di matrice biasesca, rimanda a impostazioni compositive del maestro sassarese rinvenibili in soggetti simili ambientati a Cabras” aggiunge il curatore. “Anche il quadro sul retro, pur fortemente calato in quell’atmosfera stilistica veneta appresa da Contini nei suoi frequenti viaggi a Venezia di quegli anni, palesa alcuni riferimenti a Biasi”.

Un dettaglio della mostra. Foto Mocci
Un dettaglio della mostra. Foto Mocci
Un dettaglio della mostra. Foto Mocci

Il tema è stato, inoltre, rielaborato da Obler Luperi che, soffermandosi sul dettaglio del cappello dei confratelli, ha ideato una parete dal richiamo pop.

Da ammirare il gesto del collezionista, che ha pensato di aprire anche ad altri appassionati questa sua scoperta. “Contini rivela nelle sue opere una conoscenza estrema della pittura” sottolinea Crobu, “egli è pittore della luce che sapientemente sa rendere, per esempio nel volto di un confratello, attraverso numerose pennellate, con una scala variegata di toni e sfumature”.

L’esposizione è stata possibile grazie all’assessorato alla Cultura del Comune di Oristano e la Fondazione Oristano. Con il coordinamento di Francesco Obino, la promozione e la comunicazione di Nadia Usai, la progettazione di Franco Moi, gli allestimenti di Stefano Boi, Franco Moi e Alessandro Sanna; il progetto grafico di Valter Mulas.

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