San Sperate, il tennis tra le sculture di Sciola
Anche un campo in terra battuta accanto alle opere dell’artista: l’idea era stata del fratello EfisioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Pinuccio Sciola, l’indimenticato artista di San Sperate scomparso nove anni fa, utilizzava (anche) un terreno di famiglia, come laboratorio all’aperto. Quello spazio nelle campagne lungo la strada per Decimomannu poi è stato trasformato dal fratello Efisio, oggi 86enne, in un circolo di tennis, con due campi, uno addirittura in terra battuta, il primo realizzato nei paesi della cerchia di Cagliari, poi due impianti di padel, e gli appassionati hanno il piacere – oltre che della tradizionale ospitalità della famiglia Sciola – anche di poter praticare lo sport in mezzo alle opere d’arte.
«Ci sono due tavoli apparecchiati, con il cibo nei piatti – illustra come se fosse un critico d’arte Fabio Sciola, figlio di Efisio, nipote di Pinuccio e 43enne maestro di tennis nel circolo fatto in casa – mio zio realizzò anche il segno dei piatti appena tolti dalla tovaglia. E poi le sedie e le poltrone colpite nella pietra, quindi le affascinanti spighe che salutano i giocatori, anche tanti bambini, all’ingresso nel circolo di tennis».
I colpi dell’ex numero al mondo Roger Federer come opere d’arte, impareggiabili in quanto a stile, hanno scritto in tanti autori ammiratori del giocatore elvetico, a San Sperate le opere d’arte vere sono quelle che ha lasciato Pinuccio Sciola nella casa di campagna del fratello Efisio.
«Lavoravo nell’aeroporto militare di Elmas, c’era un bellissimo campo da tennis alla fine degli anni 70-inizio anni 80, in terra battuta. Quando decisero di rifarlo in cemento, chiesi a un generale di porter smaltire io l’argilla, impiegai tanti mesi di lavoro forsennato per ricostruire a San Sperate quel campo in terra rossa, più toglievo pietre dal terreno, più ne spuntavano, aggiungendo la polvere di mattone , dopo aver creato un sottofondo per il drenaggio. E la gente cominciò a fare la fila per venire a giocare da noi. Non si prenotava, non si pagava, erano gli anni 80, così cominciò la storia del nostro circolo che poi si è affiliato nel 1984 alla Federazione tennis, che ha ospitato tante squadre in Serie D, la scuola per bambini ancora attiva oggi, e abbiamo anche avuto una squadra di campioni sardi veterani grazie ad Andrea Soi e Franco Schinardi. Per noi una gran bella soddisfazione».
Fabio Sciola ricorda poi il rapporto con lo zio artista: «Un po’ come il giardino megalitico realizzato in paese, o i primi murales dipinti nelle case del centro, Pinuccio voleva abbellire San Sperate, voleva lasciare le testimonianze della sua arte al suo paese. Così fece anche in questo terreno di famiglia: realizzò queste opere e le lasciò per rendere unica una casa di famiglia diventata un club di tennis>.
«Ricordo – interviene Efisio – che tante volte gli abbiamo detto, Pinuccio, ma quando vieni a portar via quelle sculture? E lui rispondeva: Ma vi danno fastidio? No? E allora tenetele».
Pinuccio Sciola visto dai familiari, è un ritratto unico. «Quando andò a Cagliari aveva la quinta elementare - dice il fratello Efisio – ma dentro aveva il sacro fuoco dell’arte. Fu il professor Foiso Fois a credere in lui, a fargli prendere il diploma del liceo artistico, a portarlo all’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Neanche noi immaginavamo dove sarebbe arrivato con il suo talento. Pinuccio comunque si è sempre appoggiato in qualche modo alla sua famiglia d’origine, eravamo otto fratelli. Ricordo una volta che venne una studentessa tedesca per vedere le sue opere, l’areo ripartiva dopo qualche giorno, Pinuccio chiese a me di ospitarla a casa, rimase con noi diversi giorni, si divideva tra casa nostra e il laboratorio di Pinuccio».
No, l’artista non si è mai dedicato al tennis: «Zio Pinuccio non aveva tempo», sorride Fabio, «ma probabilmente sarebbe adesso orgoglioso del percorso che stiamo portando avanti».
Fabio Sciola allude alla scuola tennis con 40 bambini, ai numerosi tornei organizzati in questi anni, soprattutto a un corso speciale riservato ai ciechi e agli ipovedenti. «Con questo progetto unisco le mie due professioni, quella di educatore per disabili con quella di insegnante di tennis. Con l’aiuto di una speciale pallina e di funi tese in un mini campo, anche chi ha grossi problemi di vista e chi non vede praticamente niente può giocare a tennis. Noi abbiamo un gruppo di 4 giocatori che prendono parte anche ai tornei: lo sport aiuta tantissimo chi ha delle disabilità, per noi vederli giocare, fare diversi scambi, è una soddisfazione che ripaga tutti i sacrifici», racconta seduto sul divano in pietra scolpito dalle mani dell’unico, inimitabile zio Pinuccio Sciola.