È da un po’ che la fortuna gli volta le spalle: dopo il primo posto in B e l’undicesimo in Serie A a Cagliari, Massimo Rastelli non ne ha quasi più azzeccato una. L’ultimo esonero a inizio settembre, dopo appena due giornate di campionato e altrettante sconfitte nel girone C di Serie C (0-2 nell'esordio casalingo con il Latina e 1-0 a Castellammare di Stabia). Ma anche dopo un finale di stagione non all’altezza del blasone dell’Avellino, che ha fallito l’aggancio ai playoff per la B, e un’estate di riflessioni sulla sua conferma. Il club della famiglia D’Agostino così ha deciso di esonerare Massimo Rastelli, che ha concluso la sua seconda esperienza sulla panchina irpina: era subentrato nell'ottobre 2022 a Roberto Taurino.

Per ironia della sorte, il nuovo allenatore, Michele Pazienza, 39 anni (reduce da tre anni di successi con l'Audace Cerignola e di ritorno in Campania dopo l'esperienza da calciatore con la maglia del Napoli dal 2008 al 2011, curriculum comunque neppure minimamente paragonabile a quello del tecnico di Pompei), sembra abbia già rimesso le cose a posto. All’inizio gli è bastato cambiare modulo, passando dal 4-3-1-2 al 3-5-2, situazione che ha permesso di dare maggiore equilibrio soprattutto in fase di non possesso. Pian piano la squadra, costruita dall’esperto diesse Giorgio Perinetti, sta venendo fuori a suon di risultati e prestazioni. Con Rastelli e il suo vice Dario Rossi, hanno salutato Avellino anche due conoscenze sarde di lungo corso:  il collaboratore tecnico Marco Cossu e l’allenatore dei portieri David Dei.

Dopo Cagliari, Rastelli ha allenato la Cremonese, la Spal e il Pordenone, non riuscendo tuttavia a ristabilire una linea vincente per la sua carriera. Ad Avellino, dove era un idolo riconosciuto anche per i suoi trascorsi da giocatore, in panchina aveva fatto un miracolo: con una squadra di buoni giocatori, adatta forse per conservare la categoria e nulla più, nell’estate del 2015 aveva sfiorato la Serie A ai playoff. In rossoblù – dove arrivò dopo una rescissione burrascosa assieme a Fabio Pisacane proprio dalla Campania – conquistò l’anno seguente la promozione da primo in classifica in Serie A, un inedito in Sardegna, e nel 2017, nell’ultima annata giocata nel vecchio stadio Sant’Elia, l’undicesimo posto nella massima categoria, tutt’ora il risultato più importante della gestione societaria di Tommaso Giulini.

Avellino resta, assieme a Cagliari, la tappa più prestigiosa della sua carriera. Da anni in Serie C, il club che fu della famiglia Sibilia, e che schierò in Serie A e B i fratelli Piga, Dirceu, Di Somma, Vignola, Tacconi, Barbadillo e Juary per citarne alcuni, non se la passa benissimo. La piazza sperava proprio che il ritorno di Rastelli potesse servire a riattivare il vigore che i Lupi avevano invece perso. Un ritorno onerosissimo, con un contratto pluriennale da categoria superiore, freno in estate, per la società della famiglia D’Agostino, davanti a qualsiasi idea di cambiamento. Il bilancio, però, non ha premiato la scelta. Dal ritorno, Rastelli ha collezionato 10 vittorie, 8 pareggi e ben 15 sconfitte su 33 gare giocate (inclusa la Coppa Italia di Lega Pro). Una media di 1.15 punti, che non tiene conto del ruolino di marcia da febbraio, quando la squadra, in lotta per i playoff, ha rischiato di restare impelagata addirittura nel terno al lotto dei playout.

Dal giorno dell’esonero, Rastelli non ha proferito verbo. Le persone che gli stanno vicino parlano di grande amarezza per come sono andate le cose, in una piazza che sentiva sua. Ora, magari dopo un periodo di aggiornamento, l’ex tecnico rossoblù dovrà provare a ritornare vincente, rimettendosi in gioco con il coraggio che le sue squadre, a cominciare dal Cagliari nel suo biennio, hanno sempre dimostrato di avere.

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