Come sei diventato giornalista sportivo?
«Non lo so, probabilmente ci sono nato, nel senso che lo sono sempre stato».
Michele Plastino ha 73 anni, romano, «tifoso della Lazio», è stato uno dei pionieri delle tv e delle radio private a livello nazionale. La sua risposta sembra una battuta, come sempre pronta, ma è pura e semplice realtà.

Michele Plastino, 73 anni (foto concessa da Michele Plastino)
Michele Plastino, 73 anni (foto concessa da Michele Plastino)

Michele Plastino, 73 anni (foto concessa da Michele Plastino)

«Da ragazzo si giocava a pallone per strada, io facevo anche la telecronaca, a voce alta. Probabilmente ho cominciato la carriera di cronista così, in maniera naturale. Comunque il mio primo incarico come cronista non è stato nello sport ma nel cinema: inviato a Cannes per una testata che apparteneva a un mio familiare e dove scrivevo recensioni dei film da ventenne».
Poi il boom delle tv private.
«Mentre studiavo giurisprudenza, a Roma mi sono inventato una professione: organizzatore di tornei di calcio e calcetto. Cercavo sponsor, promuovevo la mia attività, proponevo alle emittenti private anche le radiocronache delle partite dei tornei. Una palestra incredibile, una grande opportunità».
Poi è arrivato in calcio estero, tra anni 70 e 80.
«Convinsi mio padre, che faceva l’imprenditore, a investire ei diritti tv e acquistammo i diritti del calcio inglese. La trasmissione si chiamava “Football please”, veniva trasmessa da network in tutta Italia, in Sardegna mi sembra all’epoca su Videolina. Non c’era altro modo, a parte le Coppe dei Campioni, Uefa e delle Coppe trasmesse sulla Rai, per vedere i match in campo internazionali. Fu un grande successo, così acquistai anche i diritti del calcio tedesco, francese, persino brasiliano, Football please divenne l’appuntamento settimanale con tutto i campionati di calcio stranieri».
Poi…
«Guarda, lo dico da laureato in legge, il diritto d’opzione non esiste e in ogni caso non è tutelato se il titolare propone cento e un concorrente mille. Chiamateli poteri forti, i diritti tv sono finiti in altre mani».

Nelle tv romane hai inventato il salotto televisivo imperniato sul calcio.
«Era fondamentale a Goal di notte avere ospiti di un certo livello, abbiamo avuto tante volte Falcao, Maradona, Platini, Giordano, Bruno Conti».

Michele Plastino conduttore di Goal di Notte insieme ad Aurora Folcarelli (foto concessa da Michele Plastino)
Michele Plastino conduttore di Goal di Notte insieme ad Aurora Folcarelli (foto concessa da Michele Plastino)
Michele Plastino conduttore di Goal di Notte insieme ad Aurora Folcarelli (foto concessa da Michele Plastino)

Qualche ricordo?
«Maradona aveva una grande umanità, ne ricordo anche la dolcezza e la simpatia. Ma una volta stava per non arrivare puntale in trasmissione per colpa di un’avventura alante in corso: siamo dovuti andare a prenderlo in albergo. Falcao? Intelligenza superiore. Platini? Unico».

Nel frattempo è arrivato il “Piccolo gruppo”, la sua scuola di giornalismo sportivo.
«Tanti colleghi oggi affermati professionisti,alcuni tra i primi della classe, hanno cominciato con me: Fabio Caressa e Massimo Marianella, Simone Braconcini e Pierluigi Pardo e Adriano Stabile, anche Sandro Piccinini e il vice direttore della Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro. Ma non vorrei aver dimenticato qualcuno».

Diego Armando Maradona (foto archivio Unione Sarda)
Diego Armando Maradona (foto archivio Unione Sarda)
Diego Armando Maradona (foto archivio Unione Sarda)

I tuoi modelli?
«Potrei dire Maurizio Barendson, Paolo Valenti, ma penso che il vero faro per chi ha cominciato la professione nei miei anni sia stato Sergio Zavoli, un innovatore che inventò il processo alla tappa del Giro d’Italia di ciclismo: ecco,suggerisco aitanti giovani appassionati di giornalismo sportivo di studiare il lavoro di Zavoli, attuale ancora oggi».
Come è cambiata la professione di cronista sportivo?
«Prima c’era un rapporto umano diretto, si scendeva per le interviste nei gli spogliatoi dello stadio, Gianni Minà intervistava Adriano Panatta durante la finale del torneo di Roma tra un set e un altro. Adesso tutto è deciso dagli accordi tra Lega calcio e tv a pagamento che hanno acquistato i diritti, senza considerare le società che gestiscono anche i diritti di immagine oppure i procuratori».
Oggi dirigi Radio Sportiva.
«È un esperimento nato nel 2010 dall’intuizione dell’editore Loriano Bessi per coprire una lacuna, un vuoto: non esisteva nel panorama giornalistico italiano una radio nazionale monotematica legata allo sport Il fondatore non c’è più, la moglie sta proseguendo questa avventura che a me sta dando tantissime soddisfazioni. Mi sento l’allenatore di una squadra, la redazione, composta da cronisti preparatissimi».

FABIO MURRU
FABIO MURRU
Claudio Ranieri (foto Fabio Murru, archivio Unione Sarda)

A proposito di allenatori, Claudio Ranieri?
«Èun amico, una persona che ammiro tantissimo. Preparazione a parte, per gestire un gruppo di calciatori occorre innanzitutto essere una persona perbene, onesta, leale, vera. Lui lo è, quindi lui allena in modo naturale».
L’Italia si prepara alle Olimpiadi.
«Speriamo bene, ma non faccio pronostici su medaglie o scudetti perché non mi piace sbagliare o ispirare scongiuri».
Segui altri sport oltre al calcio?
«Tutti quelli in cui un pallone o un disco o una pallina finisce in rete, anche pallanuoto e hockey su ghiaccio. Mi piace molto il ciclismo, fatto di sacrifici e persone vere».
Il Cagliari?
«Si sta risollevando grazie al lavoro del mio amico Ranieri».
Grazie. Auguri.
«Anche a voi. Salutami la Sardegna, ce l’ho nel cuore. Ogni anno le mie vacanze sono a Porto Rotondo».

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