Un mese fa la protesta contro l’overtourism in Spagna è stata clamorosa: decine di migliaia di persone sono scese in piazza alle Canarie – a Las Palmas de Gran Canaria, a Santa Cruz de Tenerife, a Puerto del Rosario e in altre località – per dire basta al turismo di massa che sta rendendo impossibile l’esistenza dei residenti. Intendiamoci, quei luoghi vivono di turismo, voce fondamentale del Pil e linfa per l’occupazione, ma adesso la situazione sta diventando insostenibile. Sui cartelloni dei manifestanti si leggevano slogan come “Le Canarie non si vendono”, “Siamo stranieri nella nostra terra”, “Abbiamo un limite”.

Si chiede il numero chiuso per i visitatori, una tassa per l’ambiente, una moratoria sui nuovi piani di espansione edilizia (soprattutto sulla costruzione di nuovi hotel), e regole per l’acquisto delle case da parte dei residenti. Delle 17 comunità autonome spagnole le Canarie sono al quarto posto per i prezzi al metro quadro, mentre gli stipendi medi sono tra i più bassi della Spagna (1.650 euro al mese).

Sempre in Spagna, anche dalle Baleari arriva un segnale forte sulla necessità di mettere un freno al turismo dannoso: il Consiglio direttivo delle Isole ha approvato un piano che tra le altre cose vuole limitare il consumo di alcolici negli spazi pubblici che porta troppo spesso a disordini e degrado. Divieto tassativo di bere per strada in diverse spiagge molto frequentate dai giovani. Previste multe fino a 1.500 euro. Nelle quattro località verrà inoltre vietata la vendita di alcolici dalle 18.30.

Regole più stringenti anche per le “party boat”, le barche dove si tengono le feste, che dovranno d’ora in poi mantenersi ad almeno un miglio nautico dalla costa.

Maiorca invece cancellerà 18mila posti letto per dire “no” al turismo di massa e garantire un corretto equilibrio tra residenti e visitatori. Lo ha deciso il presidente del Consell de Mallorca, Llorenç Galmés, perché il successo dell’isola mette a rischio il territorio, i suoi abitanti e il futuro del turismo. Nel 2023 gli arrivi a Maiorca sono stati 17,8 milioni contro i 10 milioni registrati nel 2006 – riporta il magazine di settore L’Agenzia di Viaggi.

Intanto in Italia Demoskopika ha calcolato un Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico (ICST) sulla base di cinque indicatori: densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, utilizzazione lorda e quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico. Dice il presidente Raffaele Rio: «Una gestione poco consapevole e sostenibile dei flussi turistici rischia di trasformare una grande opportunità di arricchimento culturale e sviluppo economico in una preoccupante minaccia per i nostri sistemi locali. Fondamentale monitorare attraverso indicatori territoriali l’evoluzione del fenomeno».

Sono prioritariamente sette le destinazioni provinciali a “soffrire” maggiormente il fenomeno dell’overtourism: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli. Per loro, il livello previsto dalla scala di valutazione dei ricercatori è “molto alto”. In altri termini, in queste aree il sovraffollamento comincia a essere più che preoccupante con impatti critici sulla qualità della vita locale e sulla sostenibilità delle destinazioni turistiche. Più che rilevante anche il posizionamento di destinazioni turistiche come Roma e Firenze, che si collocano nel livello "alto" dell’Indice di Demoskopika. In queste destinazioni in particolare, secondo i ricercatori, è presente una significativa pressione sulle risorse locali, con evidenti problemi di gestione dei flussi turistici.

Secondo l’analisi, la Sardegna – ma soltanto al Nord – si colloca in una fascia di rischio moderata. Ma aumentano estate dopo estate le spiagge che introducono il numero chiuso.

L’overtourism – prosegue Rio -- non solo minaccia la sostenibilità delle nostre destinazioni più amate ma rischia anche di compromettere la qualità dell'esperienza per i visitatori e la qualità della vita per i residenti. Il sovraffollamento turistico è un campanello d'allarme che ci chiama ad agire, promuovendo un turismo più responsabile e sostenibile. È fondamentale – prosegue - implementare politiche di gestione del turismo che includano limitazioni temporali e numeriche per l'accesso ai luoghi più a rischio, insieme a strategie per promuovere destinazioni alternative meno note ma altrettanto ricche di cultura e bellezza, oltre a incentivare il turismo fuori stagione promuovendo i luoghi anche in periodi meno affollati.

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