Il palcoscenico, nel cuore d’Ogliastra, è fatto di pietra e di cielo, piazze, scorci e visioni. Ulassai, Jerzu, Perdasdefogu. Da anni questi paesi distribuiscono cibo d’anima a residenti e turisti. Oltre la magia della natura c’è qualcosa di più. Immateriale e tangibile.

Il Festival dei Tacchi

A volte la cultura diventa meraviglia. Stupore era la parola chiave dell’edizione numero 26 del Festival dei Tacchi, tra Ulassai e Jerzu, concluso con un bilancio più che positivo: 2500 presenze distribuite nelle sette giornate. La passione del pubblico ha confermato il ruolo di appuntamento culturale di rilievo nel panorama sardo. 

Soddisfatto il direttore artistico Giancarlo Biffi: «Il tema di questa edizione era lo stupore e chi era in scena ha cercato in tutti i modi di lasciarci a bocca aperta, senza parole e, nella maggior parte dei casi, ci è riuscito. È stato un festival in cui abbiamo potuto pensare, riflettere, conversare, ma soprattutto emozionarci di fronte all’incanto del teatro e ai magici paesaggi dei Tacchi dell’Ogliastra. Sono certo che tutti coloro che hanno partecipato sono tornati alle proprie case ricchi di qualche stupore in più nel cuore».

Soddisfazione condivisa anche dal sindaco di Jerzu, Carlo Lai: «Straordinaria anche questa edizione del Festival. Jerzu continua a fare cultura e a farla a questi livelli, con autentici protagonisti del teatro italiano».

Un'assoluta novità di questa edizione è stata la collaborazione con il Camuc (Casa Museo Cannas) di Ulassai, che ha ospitato con successo i laboratori di ceramica e ricamo. Circa 100 persone hanno preso parte per tre giorni a queste attività, sperimentando forme d'arte e artigianato in una cornice di grande valore storico e culturale: «Il Festival si è confermato un successo straordinario, animando i poli museali della Stazione dell’Arte e del Camuc con emozioni, cultura e condivisione – sottolineano Luigi Deidda, vicesindaco di Ulassai e Floriana Piras, vice presidente della Fondazione Stazione dell’Arte -. Negli ultimi anni il festival è stato un luogo di incontro e crescita: presentazioni di libri di autori ulassesi, laboratori per i più piccoli e, da quest’anno, laboratori artistici e creativi di comunità, dove le persone si scoprono e si connettono. Un festival che sorprende e unisce, che intreccia storie e relazioni e che ci ispira a portare avanti, anno dopo anno, un impegno vivo e duraturo».

Sette sere, Sette piazze, Sette libri

A pochi chilometri di distanza Perdasdefogu ha rinnovato la magia della sua creatura letteraria. Oramai un gigante, per passione, opere e persone. Sette sere, Sette piazze, Sette libri, giunta all’edizione numero 15, ha colpito ancora una volta nel segno. «La letteratura è un farmaco salvavita in un momento di sconvolgimento per il mondo – osserva il direttore artistico Giacomo Mameli - Abbiamo confermato l'esigenza di confrontarci con la letteratura legandoci alla cronaca. Il tema del festival "l'ideale che illumina questo silenzio", frase tratta da Le ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini, è stato centrato tutte le sere, ogni giorno è stato ricordato il dramma di Gaza». 

Il giornalista e scrittore, indomabile passionario, ha i numeri dalla sua parte. «Ogni sera del festival sono stati presentati due libri. Tra pre festival, con presentazioni in paesi di tutte le quattro province sarde, da maggio a luglio, festival e post festival, abbiamo sfiorato le diecimila presenze fisiche». 

Un momento del corso di giornalismo al festival di Perdasdefogu
Un momento del corso di giornalismo al festival di Perdasdefogu
Un momento del corso di giornalismo al festival di Perdasdefogu

La kermesse è stata organizzata dalla Pro Loco presieduta da Vittorino Murgia. «Bilancio più che positivo soprattutto per il coinvolgimento della popolazione foghesina e di tanti forestieri molti dei quali stranieri». 

I festival vanno ben oltre la realtà fisica di cui si nutrono. Le serate del festival sono state mandate in diretta Facebook raggiungendo persone in tutto il mondo. Chi non ha potuto sedersi in piazza ha visto comodamente da casa le presentazioni. Le visualizzazioni sono state migliaia. Sette sere ha poi offerto il corso di giornalismo per cronisti in erba patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti e un partecipato laboratorio teatrale. Chi aveva fame di cultura, ha avuto da mangiare. Unico nodo da sciogliere, nella felice Foghesu, quello dell’accoglienza, legato alla mancanza di strutture ricettive.

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